Il G20 di Roma ha portato a un accordo per trovare un compromesso sugli obiettivi sul clima seppur con alcuni interrogativi sulla data entro cui raggiungere la neutralità carbonica.
Per il WWF questo è stato l’anno nero dell’agricoltura italiana a causa del cambiamento climatico
Gli obiettivi sul clima
Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha lasciato Roma “insoddisfatto” e delusi gli ambientalisti: “se il G20 è stato una prova generale per la Cop26, i leader mondiali non si sono dimostrati all’altezza. Nel loro comunicato hanno usato parole deboli, prive sia di ambizione che di visione, e non sono riusciti a cogliere l’importanza di questo momento storico”, afferma Greenpeace.
Noto è, comunque, come alcuni attori di primo piano del G20 fossero più restii a pianificare un impegno sul clima a breve termine. Paesi come Cina, Russia e Arabia Saudita avevano già indicato il 2060 come orizzonte per raggiungere l’equilibrio tra emissioni e assorbimento di anidride carbonica e il premier indiano Modi è arrivato al vertice senza promesse. Si è arrivati quindi alla formula vaga “entro o intorno a metà secolo” come via per uscire dall’impasse e trovare un accordo. Sul clima “il senso di urgenza c’è ed è stato condiviso da tutti e si vede nel fatto che l’obiettivo dell′1,5° è stato riconosciuto come scientificamente valido. C’è stato anche un impegno a non intraprendere politiche di emissioni che vadano contro il trend che tutti si sono impegnati a osservare fino al 2030.
Il presidente del Consiglio Mario Draghi nella conferenza stampa conclusiva ha ammesso che “non è stato facile raggiungere questo accordo, ma è stato un successo. Di questo dobbiamo essere grati soprattutto agli sherpa, che hanno lavorato ai testi che poi sono stati approvati”. All’inizio si temeva addirittura un annacquamento dell’obiettivo degli Accordi di Parigi di limitare il riscaldamento globale a 1,5°. “Si può pensare che questo impegno venga mantenuto. Dopo Parigi le emissioni sono aumentate, soprattutto nel post Covid. C’è una certa preoccupazione e occorre ora dimostrare credibilità attuando le promesse fatte”.
Verso un futuro migliore
Una nota positiva è l’impegno di tutti i leader a fermare il finanziamento di centrali a carbone entro la fine dell’anno. “Ci impegniamo a mobilitare finanziamenti internazionali pubblici e privati per sostenere lo sviluppo di un’energia verde, inclusiva e sostenibile e porremo fine alla fornitura di finanziamenti pubblici internazionali per la nuova e ininterrotta produzione di energia dal carbone all’estero entro la fine del 2021”, si legge nella dichiarazione finale del summit G20.
Il G20 di Roma riafferma inoltre un impegno che però non è stato rispettato dai Paesi più ricchi del mondo. 12 anni fa si prometteva di destinare 100 miliardi di dollari all’anno alle nazioni meno ricche entro il 2020, per aiutarle ad adattarsi ai cambiamenti climatici e mitigare ulteriori aumenti della temperatura. Quella promessa è stata infranta, e questo ha sicuramente penalizzato le chance di ottenere un accordo più ambizioso.
Dal G20 a Cop26
Le sorti passano ora a Cop26, la Conferenza Onu sul clima che dall’1 al 12 novembre si terrà a Glasgow. Qui si aprirà con toni molto duri verso chi vuole spostare più verso il 2060 il range di quel “entro o intorno a metà secolo”. “Se la Cop26 di Glasgow fallisce, sarà un fallimento per tutto il mondo”, ha avvertito Boris Johnson. “Se non agiamo ora, l’accordo di Parigi sarà visto in futuro non come il momento in cui l’umanità ha aperto gli occhi sul problema, ma come il momento in cui abbiamo sussultato e voltato le spalle”, ha detto il leader britannico.
Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?
- Le emissioni di gas serra provenienti dalle attività umane sono responsabili dell’innalzamento di circa 1,1°C di riscaldamento rispetto al periodo 1850-1900.
- Nei prossimi 20 anni, la temperatura globale dovrebbe raggiungere o superare 1,5°C di riscaldamento.
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