Chiunque di noi lo conosce, indirettamente, attraverso le sue creazioni che avrete visto almeno una volta nella vostra vita.
Dal logo “I Love New York”, alla copertina del disco “Bob Dylan’s Greatest Hits” e dei manifesti pubblicitari della Olivetti: ci lascia uno dei più importanti graphic designer del mondo
È mancato “silenziosamente” venerdì, il giorno del suo novantunesimo compleanno, nonostante quattro generazioni conoscano almeno una delle sue celeberrime opere grafiche. Come il logo di “I Love New York” del 1977..
Artista poliedrico e apprezzato in tanti settori diversi, fondò il New York Magazine insieme al giornalista Clay Felker, diede un significativo supporto all’allestimento di edizioni alla Biennale di Venezia e un significativo impatto su come interpretiamo oggi la grafica moderna.
Nel seguente video viene intervistato da Bob Liuzzo. L’intervista è estrapolata dalla serie italiana su Youtube #iBOBny (I BOB New York).
Glaser nasce a New York nel 1929 da genitori ungheresi. Dopo gli studi alla Cooper Union di New York, una borsa di studio lo portò all’Accademia di belle arti di Bologna, le cui influenze del maestro Giorgio Morandi e da alcuni grandi fuoriclasse dell’arte italiana come Piero della Francesca ebbero un impatto notevole sulla sua formazione artistica.
In Italia, negli anni Settanta, collaborò con Campari Soda e con l’azienda Olivetti, i cui manifesti pubblicitari, di grande successo, sono ancora vanto di collezionisti.
Per la Città di Rimini, Positano e per il Carnevale di Venezia realizzò alcuni manifesti pubblicitari.
La produzione di Milton Glaser ebbe un enorme impatto sul graphic design contemporaneo e il design moderno. Tanti i premi e i riconoscimenti vinti, ottenuti da prestigiosi istituti (Art Directors Clubs, American Institute of Graphic Arts, Society of Illustrators e Type directors Club, solo per ricordarne alcuni).
L’immagine di copertina con il logo di I Love NY è in Pubblico dominio
Pillole di curiosità. Io non lo sapevo e tu?
- Milton Graser amava profondamente l’artista italiano Piero della Francesca. In Italia, in città come Arezzo e Milano, espose una serie di acquarelli dedicati al quinto centenario della morte dell’artista di Sansepolcro.
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