Coronavirus, i numeri ci sono ma è difficile capirli. Continuamo le nostre interviste agli esperti. Dopo avere chiesto a un fisico di aiutarci a interpretare i dati, abbiamo rivolto le stesse domande a un docente di statistica. Il prof. Walter Caputo
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Prof. Caputo, come interpreta i dati che quotidianamente arrivano dall’Istituto Superiore di Sanità?
La questione coronavirus è caratterizzata da una complessità che ha pochi precedenti. C’è chi pensa che i dati – essendo oggettivi – possano dirci qualcosa sul futuro e darci la speranza di uscire fuori dal tunnel. Il problema è che i dati non sono oggettivi, dalla raccolta del dato fino al suo utilizzo vengono prese numerose decisioni, tutte soggettive. Si potrebbe riassumere con il termine “interpretazione”, ma sarebbe troppo riduttivo. Non è solo una questione di interpretazione, le difficoltà risiedono nel raccogliere i dati, classificarli, elaborarli in forme opportune e poi rappresentarli graficamente. Tutte le scelte effettuate lungo questo percorso di fasi hanno un effetto sul risultato finale.
Cosa ci può insegnare la statistica?
Dalla Statistica si pretende di prevedere il futuro, come se i modelli fossero l’equivalente matematico della classica sfera di cristallo. No, se volete consultare la sfera di cristallo, la potete trovare solo nello studio di maghi senza scrupoli. Un modello statistico non è la realtà, non coincide con essa, ne è solo un’ipotetica rappresentazione matematica. Se con i dati attuali tracciamo un’esponenziale, non è detto che i dati futuri confermino la crescita esponenziale. C’è un’unica situazione che potrebbe garantirci la predizione del futuro: le condizioni del futuro dovrebbero essere identiche a quelle attuali. Ma ciò, di fatto, è impossibile: non conosciamo nemmeno bene o completamente le condizioni odierne, che sono un groviglio inestricabile di variabili interrelate, figuriamoci se possiamo conoscere quelle future. Meno che mai si potrebbe pensare a condizioni costanti.
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Ci possono essere modelli previsionali?
La Statistica descrive i fenomeni, non li produce. Prende atto di ciò che succede, rileva la dinamica di un fenomeno. Può darci spunti, indicazioni e suggerimenti, ma ciò che succederà in futuro non è già scritto da qualche parte e di conseguenza non può essere rilevato con un algoritmo.
Il futuro lo facciamo noi tutti – cittadini, Sanità, Stato – con il nostro comportamento, con tutti gli sforzi per contenere il virus, per curare chi è ammalato, per sostenere economicamente chi non ce la fa più. La speranza è una sola ed è di tutti: che presto si abbia a disposizione un vaccino.
Pillole di curiosità. Io non lo sapevo, e tu?
Chi fosse interessato all’argomento e volesse approfondire, un ottimo articolo supportato da dati statistici è il seguente di Tomas Pueyo (un suo primo articolo ha ottenuto oltre 40 milioni di visualizzazioni e 30 traduzioni):
- Coronavirus: The Hammer and The Dance – What the Next 18 Months Can Look Like, if Leaders Buy Us Time
- La traduzione la trovate qui.
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