C’è un virus peggiore del Covid-19: il virus del razzismo e dell’intolleranza

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“Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza”

Ulisse ai suoi compagni nel canto XXVI dell’Inferno di Dante

Oggi si celebra la giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale. Eppure circola sui social italiani una Fake News, tanto più odiosa quanto falsa, che incolpa addirittura i volontari di Medici Senza Frontiere di essere scomparsi, di avere soccorso gli  africani  sui barconi ma non gli italiani ammalati di coronavirus.

Chi diffonde queste notizie è passibile di denuncia: si chiama diffamazione. Mai prima d’ora infatti MdF sta aiutando l’Italia e gli italiani con  lo  stesso  trasporto con cui  ha aiutato milioni di sofferenti in altri paesi. Mettendo a repentaglio la via dei proprio volontari medici a fianco dei malati delle zone più a rischio, come la Lombardia.

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“Combattiamo i virus, non le persone”.

È il murale della street artist Cristina Donati Meyer, che con l’opera “Il virus del razzismo”, affissa presso il “Ponte degli artisti”, stazione Fs di Porta Genova, a Milano ha voluto rappresentare  una virus con la scritta “lei non è un virus” e il Coronavirus al microscopio, con la didascalia “questo è il Coronavirus”.

Per giorni alcuni italiani  si  sono accaniti contro i cinesi in Italia aggredendoli, anche fisicamente, mossi da una  psicosi collettiva, che   hanno mostrato anche scene incivili ingiustificate: supermercati presi d’assalto, mascherine e disinfettanti scomparsi o in vendita al triplo del prezzo, aggressioni xenofobe e ignoranti ai danni di cittadine e cittadini asiatici.

“In questo momento di massima allerta per evitare il propagarsi del virus, vi sono un eccessivo allarmismo da parte di alcune istituzioni, con ordinanze demenziali e reazioni isteriche e razziste, con ripetute aggressioni nei confronti di cittadini asiatici e cinesi. E meno male che l’Italia dovrebbe essere la culla della cultura e dell’estetica”, afferma l’artivista Cristina Donati Meyer.

La giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale viene celebrata ogni anno il 21 marzo.  La data del 21 marzo è stata scelta per ricordare quando il 21 marzo del 1960, in Sudafrica, in pieno apartheid, la polizia ha aperto il fuoco su un gruppo di dimostranti di colore uccidendone sessantanove e ferendone 180. Questo, è tristemente ricordato come il massacro di Sharpeville.

La caccia all’untore di manzoniana memoria

Per chi  è  italiano, l’epidemia più famosa è la peste narrata nei Promessi sposi da Alessandro Manzoni. Lo scrittore descrive il dramma  che colpì Milano nel 1630-1631. Rileggiamo questo romanzo, spesso vituperato dai ragazzi nei licei perché obbligati a studiarli. Riprendiamolo ora  in mano da adulti. Sono pagine di un livello insuperabile, che ci possono insegnare molto sull’animo umano del  periodo che stiamo  vivendo in cui Manzoni mostra come il comportamento vile e  sia assecondata dal sonno della ragione. La caccia all’untore, la superstizione, le processioni fuori luogo, la vigliaccheria, i tribunali ingiusti, i politici pavidi: Manzoni srotola davanti ai nostri occhi il campionario del lato oscuro dell’anima.

 

Coronavirus: «Cari ragazzi leggete Manzoni e Boccaccio. Non fatevi trascinare nel delirio»
La lettera civile del preside del Liceo Volta di Milano ai suoi studenti costretti a casa. Usate la razionalità. Vi aspetto presto a scuola

 

Dalla peste di cui ha scritto Manzoni sino all’ultimo colera napoletano la storia è piena di caccia agli untori: a quelli involontari e a quelli ritenuti volontari diffusori di virus.

E così  gli  ultimi che sono stati accusati da questi “razzisti da poltrona”  sono gli eroi di Medici Senza Frontiere. Che al contrario degli hater pelandroni sono in prima linea negli ospedali in questo momento esatto.

Sui  social gli haters accusano Medici Senza Frontiere di avere aiutato i  profughi  africani e di non far nulla per i malati da Coronavirus: FALSO. 

Coronavirus in Italia. Con i medici del lodigiano un’unica squadra.

 

 

Infettivologi, anestesisti, infermieri e logisti. «Lavoreremo insieme per aiutare a fronteggiare l’epidemia»

Il team di Msf – si  legge sul Corriere – affiancherà medici e infermieri chiamati da altri reparti della struttura e insieme assisteranno i pazienti di coronavirus ricoverati. «Negli ospedali del lodigiano – dice Claudia Lodesani, infettivologa e presidente di Msf che coordina l’intervento Msf per il coronavirus in Italia e che presta lei stessa servizio in ospedale – abbiamo conosciuto medici e infermieri che da settimane lavorano senza sosta in una situazione di totale eccezionalità. Da oggi proviamo a dare il nostro contributo al loro grandissimo lavoro, per aiutare ad assistere i pazienti e fronteggiare insieme l’epidemia».

Il team di Msf – continua il Corriere – attivo nella provincia di Lodi è composto da infettivologi, anestesisti, infermieri e logisti italiani, che porteranno la loro esperienza nella gestione di epidemie in diversi paesi del mondo in cui Msf lavora. «A Medici Senza Frontiere va il nostro più sentito ringraziamento», ha commentato Massimo Lombardo, direttore generale dell’Azienda Socio Sanitaria Territoriale di Lodi. «L’esperienza nella gestione di crisi in molte aree del mondo, la professionalità e soprattutto il cuore dei medici e di tutto il personale dell’associazione sono risorse preziose in questo momento; di contro l’esperienza innanzitutto clinica e organizzativa degli ospedali del Lodigiano sono un patrimonio che con orgoglio mettiamo a disposizione di Medici Senza Frontiere come di tutta la comunità scientifica». Le attività di supporto infettivologico si affiancheranno a tutte le principali azioni di prevenzione già messe in atto all’interno delle strutture per gestire i casi e contenere la trasmissione del virus.

La testimonianza

Sulla sua pagina  Facebook il medico Andi Nganso ha voluto offrire una testimonianza di estrema civiltà e responsabilità. Che vogliamo riportare per chiudere l’articolo

“Mando un pensiero a tutti i cittadini – dice il dott.Ngaso –  vittime di un altro virus: il razzismo. Domani si celebra la giornata internazionale contro il razzismo. Vi invito ad utilizzare questo periodo complicato per riflettere e continuare a combattere. Vinceremo la battaglia contro il coronavirus, però quella contro il razzismo resiste e non va dimenticata”.
“Non esiste una cosa come la lotta univoca, perché non viviamo vite univoche.“ ~ #AudreLorde

 

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