30 gennaio 1945: 75 anni fa le donne italiane potevano avere diritto al voto, non tutte però

voto donna

Un primo passo verso il suffragio femminile. Verso esseri  umani giudicati “inferiori”

Quel giorno di 75 anni fa, il Consiglio dei ministri deliberò la “concessione” del diritto di elettorato attivo e passivo, che avrebbe poi portato al Decreto legislativo luogotenenziale n. 23 del 1° febbraio dello stesso anno. “Estensione alle donne del diritto di voto”, si intitolava, con buona esclusione, però, delle minori di 21 anni e delle prostitute.

Prostitute? Dunque per la Repubblica Italiana c’erano  donne di serie A e donne di serie B, donne non senzienti,  paragonate agli animali.

Una Italia ancora monarchica che esce  distrutta dalla  Seconda Guerra Mondiale. In una riunione del Consiglio dei ministri (tutti uomini ovviamente)  conferiva il diritto di voto politico e amministrativo alle donne! Quale lungimiranza.  Fu Togliatti (Partito Comunista) e il  democristiano De Gasperi a volerlo. Fu una  svolta che non poteva sottrarsi anche all’osservazione che avevamo da parte di altri Paesi alleati. insomma, sono stati costretti dalla pressione di Paesi molto più avanti e non per un  sentimento interno.

L’estensione porta la firma di Umberto di Savoia (capo del Governo era allora Ivanoe Bonomi) e fu solo un anno più tardi che le donne ebbero la possibilità di essere anche elette, oltre che eleggere. Quale sensibilità!

Nel gennaio del 1945, Togliatti spedì una lettera a De Gasperi. Era “inevitabile”  la questione del voto alle donne. Inevitabile capite? Non un diritto. Stretto forse anche dalle campagne delle sufrragette  degli Stati democratici come Inghilterra e Stati Uniti, l’imminente Consiglio dei ministri fu così obbligato il 30 gennaio 1945, nella riunione del consiglio, come ultimo argomento, di discutere proprio del voto alle donne. Tutti uomini, spaventati ovviamente dai  moti liberali  che stavano nascendo nella Europa  del XIX secolo. Uomini che “concedono” il diritto alle donne di  partecipare alla vita pubblica!

La maggioranza dei partiti (tranne liberali, azionisti e repubblicani segnatevelo bene) si dimostrò favorevole al  voto alle donne. Il 1 febbraio 1945 venne emanato il decreto legislativo luogotenenziale n. 23 che conferiva il diritto di voto alle italiane che avessero almeno 21 anni, secondo il quale le uniche donne a essere escluse erano le prostitute schedate che lavoravano al di fuori delle case dove era loro concesso di esercitare la professione (le cosiddette “vaganti”, citate all’art. 3).

Una ulteriore vergogna verso l’emancipazione femminile che dovette attendere altri 40 anni  è di vedere eliminato il delitto d’onore (l’uomo poteva uccidere la moglie se scopriva  un adulterio e venire assolto). Ma di questo parleremo in un altra occasione. Perché la  discriminazione continua, al di  là della legge.

Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?

  • La violenza di genere esiste perché a livello vittimologico le donne diventano vittime preferenziali – spiega il Prof. Avv. Giovanni Neri dell’Università Popolare degli Studi di Milano  Non in quanto sesso debole, ha voluto precisare, ma in quanto soggetti facilmente aggredibili da mentalità criminali. È quanto accade anche per altri soggetti facilmente aggredibili: bambini, anziani, stranieri, appartenenti a gruppi etnici o sociali specifici. Purtroppo la nostra legislazione penale ha poco curato gli aspetti necessari per l’applicazione di misure di sicurezza preventiva.

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In copertina: foto di simona pillola 2 suShutterstock

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