Mai, come nella nostra epoca, si è tanto parlato di cibo. La straordinaria mostra del grande fotografo è anche una occasione per esplorare città e popoli.
Vi ricordate il volto di una ragazza afgana che, con i suoi occhi verdi smeraldo, turbò la coscienza di mezzo mondo durante il conflitto in Afganistan? Quella foto la rese immortale. L’autore di quell’immagine del 1984, Steve McCurry, 4 volte vincitore del World Press Photo, è tornato. Fino al 6 gennaio 2020, ai Musei San Domenico di Forlì, la mostra “Cibo” parla di una umanità assorta, responsabile, rapita dalla propria quotidianità nel coltivare, raccogliere, lavorare i prodotti della terra e del mare.
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Ora, anche per richiamare l’attenzione sulla vera identità dell’alimentazione umana e sulle variegate sfaccettature che si intrecciano con le nostre vite, è arrivata la straordinaria mostra di questo fotografo di fama internazionale. In una ottantina di fotografie Steve McCurry delinea passato, presente e futuro del ciclo di vita del cibo.
Un viaggio dalla produzione del cibo alle tavole di tutto il mondo. Alla scoperta di azioni quotidiane che vanno bel al di là del fattore estetico, presente e iolato in numerosi programmi televisivi di successo. Una mostra che ci costringe ad aumentare la nostra consapevolezza sulla sua importanza per la sopravvivenza di intere etnie e popoli di questo pianeta.
“Ogni fotografia di Steve McCurry – spiega la curatrice delle Mostre del Buon Vivere, Monica Fantini – cerca l’universale nel particolare. È paradigmatica di una persona o di un’intera comunità: vale per le figure commoventi che consumano un pasto nella solitudine o nel dolore, come per i frammenti di mercati in cui i pesci, la frutta o le spezie si fanno odori, suoni, sapori e partecipazione emotiva a una realtà che, nelle differenze, riporta all’uguaglianza degli esseri umani”.
Ogni foto è uno spaccato di operazioni quotidiane lontane, alcune delle quali si tramandano di generazione in generazione. E questo vale per quanti consumano un pasto frugale nella propria solitudine, come per la chiassosa presenza nei mercati di venditori di pesci, carni e spezie che si fanno odori, suoni, sapori e ci riportano a una realtà che rende la visita a questa mostra un’esperienza immersiva dal punto di vista sensoriale ed emozionale.
Si parte da una prima raccolta di immagini che trattano il ciclo di vita del cibo, alla seconda parte in cui il pane diventa protagonista in qualità di alimento primario, come fosse un linguaggio universale.
La terza sezione si rivolge ai produttori del cibo, al lavoro nelle piantagioni e nel mare. La quarta pone l’accento sulla lavorazione e trasformazione del cibo, mentre la quinta affronta gli aspetti sociali della sua consumazione, dell’evitare lo spreco, del cibo come valore attorno a cui ruotano i valori della vita.
Steve McCurry è da oltre 30 anni considerato uno degli esponenti più autorevoli della fotografia contemporanea. Nato a Philadelphia nel 1950, ha lavorato per la Magnum Agency viaggiando in tutti i continenti, pubblicando su testate come New York Times, Time e National Geographic. Le fotografie di McCurry fanno parte delle collezioni di musei come l’International Center of Photography di New York, il Tokyo Museum of Modern Art e il Philadelphia Museum of Art
Cibo. Steve McCurry
Forlì, Musei San Domenico
Fino al 6 gennaio 2020
Ingresso: 12 euro, sconto soci Coop 10 euro
info: info@mostramccurry.it, www.mostramccurry.it
La foto di copertina, scattata in Yemen è di © Steve McCurry – per concessione dell’Ufficio Stampa mostramccurry.it
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