Indagine Istat: tutti i dati dei musei italiani

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Una fotografia dettagliata del nostro patrimonio museale viene fuori dall’indagine “I musei, le aree archeologiche e i monumenti in Italia”, pubblicata dall’Istat lo scorso 29 Gennaio.

L’analisi è riferita all’anno 2017 e rivela alcuni dati interessanti che ci permettono di capire come sono distribuiti i musei italiani sul territorio, come vengono gestiti, quali attività vi si organizzano, il numero di visitatori e altro ancora. Rientrano nell’indagine tutte le strutture a carattere museale presenti in Italia, cioè quelle organizzazioni espositive che acquisiscono, conservano e rendono fruibile al pubblico collezioni di interesse culturale, siano essi pubblici o privati, statali e non.

Quanti sono 

Sono 4.889 i musei italiani aperti al pubblico. Per la precisione, di questi, 4026 sono musei e gallerie, 570 monumenti e 293 parchi archeologici. Un numero molto alto, che restituisce l’immagine di un Paese estremamente ricco di patrimonio artistico e culturale. Lo conferma un secondo dato, quello della distribuzione dei musei sul territorio: risulta che in media in un comune su tre esiste almeno uno struttura museale. 

Guardando nel dettaglio, in alcune regioni d’Italia la percentuale è ancora più alta. Ad esempio, in Toscana la quota di Comuni dotati di almeno un museo è del 66,8% e in Umbria del 67,4%, mentre in altre regione come Campania, Molise e Piemonte, il patrimonio museale risulta circoscritto a poche città.

In quasi due terzi dei casi (63,1%) il patrimonio museale italiano è pubblico e il 12 % appartiene a istituti privati. L’intero settore museale italiano mobilita complessivamente circa 38,000 operatori, considerando dipendenti, collaboratori e volontari.

Dove sono localizzati

Il 46,1 % delle strutture a carattere museale, quindi quasi la metà, è collocato nel Nord Italia. Difatti le regioni con il numero maggiore di istituzioni museali sono Toscana (528), Emilia-Romagna (482), Lombardia (409). Il Sud spicca per percentuale di aree archeologiche che supera il 50% del totale, basti pensare all’enorme patrimonio di siti archeologici prensete in Campania e Sicilia, ad esempio.

Nelle città di Roma, Firenze e Bologna risiedono quasi 240 istituzioni museali e questo dato non stupisce. Molto più interessante è scoprire che un numero rilevante di musei è localizzato in Comuni piccoli, con meno di 2mila abitanti, alcuni dei quali arrivano ad avere anche cinque poli museali nel loro territorio (16,7%). Questo a dimostrazione dell’estrema capillarità del patrimonio museale italiano, che contraddistingue la nazione.

È interessante osservare la capacità delle istituzioni museali di fare rete: circa la metà dei musei italiani è organizzato in un sistema in cui risorse umane, finanziari e servizi offerti si integrano, con il risultato di ottenere maggiore visibilità ed efficacia.

Pompei, immagine da Pixabay

Quanti sono i visitatori e cosa preferiscono

L’Istat lo definisce un record storico assoluto: nel 2017 i musei, i monumenti e le aree archeologiche italiane hanno registrato oltre 119 milioni di ingressi, registrando un incremento di oltre il 7% rispetto all’anno precedente.

Oltre la metà dei turisti (53,8%) si concentra nei musei di tre sole regioni: Lazio (25,4%), Toscana (18,2%) e Campania (10,2%), dove si trovano le strutture museali di maggiore attrazione per i visitatori. Guardando al dato, considerando le città, scopriamo che Roma, Firenze, Venezia, Milano, Napoli, Torino e Pisa raccolgono quasi 59 milioni di visitatori, ovvero poco meno della metà dell’intero pubblico.

Musei e web

Un dato non positivo che emerge dalla ricerca è che solo il 9,9% dei musei italiani offre la possibilità di acquistare biglietti online. Riguardo la presenza sui social network, il 48% ha un account, in altre parole più della metà dei musei non è presente sui social. Appare chiaro che sul fronte tecnologico il settore museale presenta un ritardo e questo è sicuramente una penalizzazione: la capacità di sfruttare al massimo gli strumenti di comunicazione che offre il web è oramai fondamentale.

Ada Maria De Angelis

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