Eccomi qua, di nuovo con la penna in mano. Ho trovato una nota sul telefono: “Scrivi qualcosa sul tornare in un posto dopo tanti anni”.
Questo appunto risale a quando sono andata a votare, nella mia vecchia scuola elementare. La prima cosa che mi ha colpito quando sono entrata è stata il pavimento. Quelle mattonelle marroncine alternate a mattonelle celesti erano rimaste stampate in qualche angolo della memoria e ora che le rivedevo i ricordi si accavallavano.
Quella volta che dopo la prima lezione pomeridiana di ginnastica ritmica le percorsi fiera verso la macchinetta automatica, con il permesso di mamma di prendere la cioccolata calda.
Tutte le volte che le geometrie disegnate su quel pavimento mi conducevano alla mensa, il che significava che i miei non erano potuti venire a prendermi e la timidezza doveva far fronte ad un pranzo con bambini di un’altra classe. E ancora tutte le volte che ho pianto disperata nell’atrio la mattina soltanto perché mamma e papà mi “abbandonavano” lì. Le vertigini e la paura di scendere le scale, molte delle immagini che mi sono rimaste sono legate a ciò che accade sotto l’altezza degli occhi. Probabilmente, paffutella e insicura, guardavo più spesso in basso. Ora guardo tutto, parlo con tutti, mi piace fare le scale…! I luoghi in cui torniamo ci ricordano quanta strada abbiamo fatto, ci danno una misura più tangibile del tempo che passa e di quanto ognuno di noi cambia continuamente. Le strade che la vita ci fa intraprendere possono essere tra le più varie e non dobbiamo porre limiti a quelle che scegliamo di intraprendere noi.
Mi propongo allora di vedere tanti luoghi, di entrare in tutte le case, scuole e locali senza aver paura di affezionarmi. Perché un giorno mi capiterà di entrare in uno di essi, come è successo per le elezioni, e incontrare la me di qualche anno prima.
Come designer voglio fare questo, creare luoghi belli da vivere, da frequentare, da ricordare.
Francesca Fausti – Interior designer – Istituto Italiano Design