Le iniziative sostenibili nel mondo: Esosport il progetto per il recupero degli scarti delle scarpe

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Tra le iniziative sostenibili nel mondo c’è Esosport, un progetto che mette insieme economia circolare e sport e mira alla creazione sostenibile di piste d’atletica a partire dagli scarti delle scarpe. Un progetto che mette competenze e know-how al servizio dello sviluppo di uno sport rispettoso dell’ambiente.

Esosport: l’incontro tra economia circolare e sport

Le attività, gli impianti e le manifestazioni sportive hanno un impatto significativo sull’ambiente. Infatti, è importante promuovere una gestione ecologicamente razionale dell’industria sportiva con il fine di renderla ecologicamente sostenibile. Pertanto, grazie a contributi sociali, civili e politici lo sport e l’economia circolare si incontrano per portare innovazione in questo sistema. Con Esosport tutto questo è possibile. Grazie a quest’innovativo progetto scarpe sportive, pneumatici e camere d’aria di biciclette, vengono raccolte e riciclate per essere riutilizzate e trasformate in pavimentazione per parchi gioco e piste d’atletica.

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Le iniziative sostenibili nel mondo: Esosport il progetto per il recupero degli scarti delle scarpe – shutterstock foto Di sutadimages

La nascita di Esosport

Esosport nasce nel 2009, da un’idea di Nicolas Meletiou, managing director di ESO un’azienda specializzata nella gestione, nel trattamento e nello smaltimento di rifiuti da ufficio. Il managing director di ESO, Nicolas Meletiou, esperto in recupero, smaltimento e valorizzazione dei rifiuti, è anche un appassionato runner. Infatti, è lui che ha avuto un’idea super smart sul corretto smaltimento delle scarpe sportive consumate e stipate negli armadi degli appassionati di sport. Pertanto, grazie alla collaborazione con Fulvio Massini, preparatore atletico e Marco Marchei, direttore del mensile Runner’s World, coniugando l’amore per il mondo del running con una consolidata competenza nel mondo dei rifiuti, è nata l’idea di fondare Esosport, un progetto per realizzare qualcosa di importante a partire dagli “scarti sportivi”.

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La sfida ecologica di Esosport

Il motto di Esosport, il primo ed unico progetto di riciclo delle scarpe sportive in Italia e in Europa, è “Recycle your shoes, repare your way” ovvero “Ricicla le tue scarpe, ripavimenta la tua strada”. Questo ha come obiettivo principale quello di minimizzare l’accumulo dei rifiuti in discarica. Una filosofia, pienamente in linea con quella dell’azienda madre, ESO, che diventa una vera e propria sfida ecologica. Esosport, grazie alla Esosport bag prevede la raccolta di vecchie scarpe da inserire negli ESObox, dei contenitori in cartone riciclato, presenti nei punti con i quali sono state stipulate specifiche convenzioni, come scuole, spazi ludici e ricreativi, impianti sportivi, negozi. Questa ha come obiettivo la generazione di nuova materia prima, che avviene grazie ad un procedimento di separazione della suola dalla tomaia. Attualmente questo nuovo materiale viene donato gratuitamente, attraverso l’Associazione GOGREEN Onlus, alle amministrazioni pubbliche per lo sviluppo di due progetti d’atletica leggera.

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Pillole di curiosità. Io non lo sapevo. E tu?

  • Lo sport ha una forte impronta ecologica. I mondiali di calcio in Sudafrica del 2010 esempio, hanno prodotto 2,8 milioni di tonnellate di CO2. Pari a 6000 voli con lo Space shuttle, tre annate per l’Etna, o 20 cheeseburger per ogni singolo abitante del Regno Unito. L’impronta comprende i viaggi dei calciatori, la costruzione degli impianti, l’energia utilizzati negli stadi, i soggiorni in hotel, gli spostamenti dei tifosi. In media una partita di SERIE A produce 820 tonnellate di CO2.
  • Per quanto riguarda l’informazione ambientale, l’urgenza di fermare il surriscaldamento globale è un tema all’ordine del giorno. Una piscina di un impianto pubblico di 50 metri consuma 400 tonnellate di CO2 all’anno di cui Il 33,9 % è imputabile al riscaldamento, il 28,1% all’energia elettrica, il 20% agli spostamenti dei fruitori per raggiungere l’impianto, il 9% per gli spostamenti dello staff, il 5,2% per i rifiuti portati in discarica, l’ 1,8% per alimenti e prodotti per la cura del corpo e l’ 1,9 % per i prodotti chimici. Pari all’impronta carbonica dell’intera vita di un bambino nato nel Regno Unito.

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