Il lockdown causato dal Covid19 ha provocato numerosi danni. Il mondo del fast fashion è in crisi. In Italia nel settore del pronto moda ha messo a rischio più di 12mila posti di lavoro.
Riflettori puntati sul fast fashion – una moda insostenibile già da tempo
Il lockdown appena passato ha travolto il settore del fast fashion provocando danni miliardari. I riflettori sono puntati sul pronto moda: saracinesche abbassate, ordini saltati, posti di lavoro a rischio e famosi punti vendita rimasti chiusi. Il fallimento del colosso fast fashion americano Forever 21 è l’esempio più eclatante delle difficoltà del sistema della moda low cost. Anche a Milano non riapriranno due negozi H&M e la catena Zara che aveva iniziato la sua discesa già nel 2015, oggi è caratterizzata da gravi difficoltà di ripresa, segno di una moda diventata poco appetibile già da tempo. Caratterizzata da un surplus produttivo insostenibile per il pianeta e da una tensione alla vendita insostenibile per i rapporti umani.
Centergross – gli effetti del Covid19 sul pronto moda italiano
Anche in Italia la crisi si è fatta sentire. Il Centergross, cittadella italiana del pronto moda, rischia il fallimento. Alcuni marchi importanti come Imperial, Rinascimento, Gruppo Kaos, Kontatto, Vicolo, Souvper hanno chiesto al governo di intervenire per evitare il fallimento. Infatti chiedono finanziamenti agevolati e bonus fiscali per investimenti sul digitale per favorire l’ e-commerce.
Pillole di curiosità. Io non lo sapevo. E tu?
- Il ‘fast fashion’ è un modello di moda veloce sorto negli anni Novanta. Questo consiste nel produrre velocemente e a basso costo abiti basati sullo stile di quelli presentati nelle settimane della moda. Modello già in crisi prima della pandemia, a causa dei tempi di vendita, e alle accuse di sfruttamento della manodopera.
- Crisi della fast fashion è stata annunciata dalla chiusura di 1.200 negozi del gruppo Inditex, che comprende i marchi Zara, Pull&Bear, Stradivarius, Bershka, Oysho, Zara Home, Massimo Dutti e Uterque.