Please, take off your shoes. Chi si toglie le scarpe?

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È assai probabile che, dal momento in cui l’essere umano abbia definito la propria stabile residenza all’interno di un riparo delimitato e, contemporaneamente, abbia provveduto a fabbricarsi dei calzari per proteggere i piedi dal terreno brullo, abbia iniziato a chiedersi in quale rapporto di coesistenza avrebbero dovuto porsi queste due invenzioni.

Signori, ecco come un filosofo descriverebbe la questione “togliersi o non togliersi le scarpe prima di entrare in casa”. Paura eh?

Per coloro che si aspettavano l’esegesi dell’ermeneutica dello spazio abitativo e la fenomenologia della pantofola, tranquilli, potete chiudere Google Translate!

Paese che vai, pantofole che trovi

Quella di togliere le scarpe prima di entrare in una abitazione, propria o altrui, è un’usanza disomogenea nella cultura occidentale.

Nel Nord Europa, forse a motivo del clima rigido e delle più frequenti piogge, è da tempo un’usanza assai diffusa. Non è raro trovare apposite ceste o contenitori poste davanti all’uscio di casa, pronte ad accogliere le calzature degli abitanti e dei visitatori.

In Spagna invece pare che non concepiscano nulla di simile. Togliersi le scarpe a casa di altri potrebbe essere fonte di un certo imbarazzo.

Noi italiani per lungo tempo abbiamo invece elaborato un altro tipo di cerimonia.

Le generazioni nate prima della Seconda Guerra Mondiale, o immediatamente dopo, consideravano le scarpe un fondamentale capo di abbigliamento. Le scarpe, la loro qualità e pulizia, erano quasi un biglietto da visita. Tra gli uomini “bene” di un tempo si diceva ad esempio che poteva capirsi molto di una donna dai tacchi delle sue scarpe.

Quando si ricevevano ospiti ci si vestiva in modo formale, con le scarpe ai piedi, e mai e poi mai si sarebbe chiesto loro di toglierle.

L’uso delle ciabatte o delle pantofole era relegato alla più stretta intimità.

Diversamente, che l’ospite tolga le scarpe prima di entrare in casa, è un’usanza gradita in Russia.

La Grande Madre, tuttavia, ha avuto un rapporto altalenante con le pantofole. Pare infatti che, essendo le calzature tipiche degli aristocratici fannulloni (tali perché, vivendo di rendita, potevano bighellonare in casa tutto il tempo) siano state snobbate dopo la rivoluzione d’Ottobre.

Costruire il paradiso comunista tuttavia costava fatica, e gli operosi cittadini sovietici tornarono presto ad utilizzare le tapochki, le tradizionali pantofole russe, sebbene private dei molto fronzoli, e più in linea all’esprit du temps.

In Giappone l’utilizzo frequente del tipico materasso tatami nelle abitazioni, oltre all’architettura tradizionale che prevede di solito l’ingresso principale su un piccolo atrio ribassato rispetto al pavimento, comporta l’usanza di togliersi le scarpe prima di accedere ai locali della casa.

Un filtro tra noi e la faticaccia della lunga giornata

Sebbene esistano culture in cui il pavimento di una abitazione sia considerato letteralmente sacro, nettamente distinto dal suolo del mondo esterno, e la nostra non sia tra queste, chi si occupa a vari livelli di progettazione residenziale sa quanto possa essere una buona idea quella di predisporre una zona di ingresso che faccia da filtro tra l’esterno e l’interno della casa, tra il pubblico e il privato, tra ciò che mostriamo al mondo esterno e la nostra intimità.

Al di là di interessanti considerazioni storico-culturali, quella di avere calzature differenti esclusivamente dedicate all’uso domestico è una consuetudine assai diffusa anche nel nostro Paese, e togliere le scarpe prima di entrare in casa di qualcun altro inizia a non sembrarci più così strano.

Ecco allora qualche buona ragione per farlo.

I rumori molesti

L’Associazione Nazional-Europea Amministratori di Immobili pone al primo posto tra i motivi di lite condominiale le immissioni di rumori sgraditi. Tra questi il ticchettio delle calzature femminili la fa da padrone.

Ragazze, i vostri sandali Gucci stanno benissimo ai vostri piedi, ma fate le sforzo di riporli nella dust bag almeno il tempo necessario per consentire al vicino di fare 8 ore di sonno. In alternativa potete sempre indossare un paio di mules rasoterra (de gustibus…)

L’igiene

Circa 400 mila: il numero di batteri che portiamo a spasso sotto le suole delle nostre scarpe! Non vorrete certo accoglierli tutti in salotto?! Scherzi a parte, ciò che le nostre scarpe raccolgono mentre proteggono i nostri piedi dal suolo è terribile. Sporcizia, batteri ovviamente, ma anche pesticidi e sostanze tossiche sono quello che si accumula sotto le nostre calzature. Meglio non utilizzarle per camminare in casa.

Il comfort

Ricordate l’ingresso come zona filtro tra il mondo esterno e la nostra intimità domestica? Bene, togliersi le scarpe e infilare le pantofole può essere una sorta di rituale con cui diciamo a noi stessi: “ok, dopo una giornata di lavoro sei a casa, adesso il mondo resta fuori e ti dedichi a ciò che più ami, almeno fino al momento di infilare di nuovo le scarpe domani mattina”.

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