Come ogni stanza, anche la camera da letto ha un significato simbolico per l’abitante. Ovunque nel mondo, essa rappresenta la sfera dell’intimità. Concetto, quest’ultimo, che muta per le differenti etnie, divergendo in particolar modo tra paesi occidentali e non.
L’occidente: la camera, inaccessibile ai più, nasconde l’uomo e le sue pulsioni
Nel mondo occidentale vi è la tradizionale abitudine di considerare la stanza da letto un rifugio protettivo dagli sguardi indiscreti. Tale concezione è un retaggio della nostra civiltà laica e religiosa che, in passato, ha escluso con forza l’istintualità dell’essere umano: le pulsioni, qualificate come sporche e impure, e ritenute pericolose in quanto incontrollabili, sono state bruscamente censurate.
Inevitabile, perciò, la nascita di un luogo dove poter dare libero sfogo a questi istinti al riparo dai giudizi altrui: ed ecco che, all’interno delle abitazioni, la camera da letto diviene simbolo di intimità intesa come spazio domestico dove poter vivere liberamente la parte più vulnerabile del proprio Io.
In camera l’uomo occidentale si può allora riposare, concedendosi una prolungata pausa dallo stato di coscienza, può liberare le pulsioni istintive del sesso, si può rigenerare durante la notte, può vivere il decadimento e l’immobilità della malattia, può trovare rifugio nei momenti di tristezza, sfogando emozioni che, per paura del giudizio altrui, spesso, si soffocano. In definitiva, in camera, l’uomo occidentale può trovare un porto sicuro, in cui raccogliersi in silenzio, dedicandosi a sé e ai propri cari.
Proprio per le suddette funzioni la stanza da letto è riservata, nei paesi di questa cultura, ad accogliere le persone maggiormente vicine: il partner e i figli.
Destinata a pochi intimi, nonché a nascondere le pulsioni umane, la zona notte viene confinata, di norma, in un luogo appartato della casa: le planimetrie degli appartamenti occidentali presentano una forte tendenza all’ubicazione della stanza da letto in un’area il più possibile lontana dall’ingresso e dal living, nonché particolarmente silenziosa ed isolata.
I paesi non occidentalizzati: la camera, aperta al prossimo, mostra un uomo che non ha paura di mettersi a nudo
Nella cultura dei paesi non occidentalizzati, specialmente nelle aree del mondo che sono state abituate a vivere in condizioni di vita meno agiate, vige una mentalità differente che anziché allontanare il prossimo lo include.
Benché sia possibile delineare delle differenze tra le varie etnie, esiste comunque un tratto comune che avvicina popoli molto diversi tra loro.
Dall’Africa al Centro America e al Sud America, le culture si fanno portatrici di un’idea di intimità lontana dalla nostra: quella della condivisione degli spazi intimi.
Si tratta di una positiva abitudine a condividere, maturata probabilmente per le condizioni di povertà vissute da queste etnie, che è persistita nel tempo.
Ogni angolo della casa può divenire, all’occorrenza, un giaciglio per accogliere i visitatori o gli ospiti bisognosi di un posto sicuro per qualche ora di riposo o per qualche notte.
Bastano pochi materassi a terra e un salotto o una terrazza diventano un’ospitale stanza da letto: un gesto altruista e low cost nei confronti del prossimo.
Aprire simbolicamente le camere da letto significa avere il coraggio di mostrarsi davvero per ciò che si è nell’intimo e nel profondo del proprio io. Valori questi appartenenti alle popolazioni storicamente meno progredite ma che farebbero un gran bene anche “all’abitante occidentale”.
La logica del possesso, in cui la società occidentale si è rifugiata, terrorizzata dalla caducità dell’esistenza, ha creato camere da letto perfette, ampie, confortevoli ma purtroppo, nella maggioranza dei casi, calde ed accoglienti solo in apparenza e aride e vuote nella sostanza.
Auspicare, tuttavia, un ritorno alla povertà non avrebbe alcun senso: per ritrovare il senso di condivisione è sicuramente più utile utilizzare la ragione, che ci può aiutare a comprendere come mostrare le proprie fragilità possa, in fin dei conti, aiutarci a vivere meglio. Aprire la propria stanza significa, allora, aprire il proprio cuore e la propria mente: far sedere un amico sul nostro letto allenterà le tensioni, condividere il sonno con il proprio animale domestico ci farà sentire amati e ci aiuterà a vincere le paure, far entrare un ospite nella stanza da letto di un malato porterà una ventata di allegria e speranza.
Il Giappone: la camera da letto come specchio dell’Io e strumento di connessione dell’uomo con l’universo
Un capitolo a parte va riservato alla cultura Giapponese. Questa si fonda in buona parte sulla filosofia zen.
Tale filosofia ha influenzato molto anche l’architettura giapponese che concepisce gli spazi della casa in una logica molto meno rigida rispetto a quella occidentale. Le costruzioni giapponesi sono studiate per integrarsi con l’universo circostante, non per essere un rifugio dal mondo esterno. Di conseguenza vengono utilizzate pareti mobili, pannelli scorrevoli e soluzioni flessibili che consentono di annullare le barriere tra gli ambienti interni e anche quella tra interni ed esterni. Queste barriere sono, infatti, solo schemi artificiali, costruiti dall’uomo per necessità climatiche o funzionali, ma che non devono impedire il reale flusso della vita.
L’uomo di cultura giapponese è consapevole della caducità dell’esistenza e non è legato a valori negativi quali quelli dell’individualismo e del possesso. La sua camera da letto è semplicemente lo specchio del suo spirito, profondo e semplice allo stesso tempo. Una struttura e un arredo semplici ma allo stesso tempo aggraziati danno vita ad una zona notte che consente all’Io più profondo di essere “abitante del mondo” ed entrare in connessione con esso.
Claudia Sgalambro