Saper coltivare un orto e possederne uno, è come avere un’assicurazione sulla vita: in tempi di scarsità con l’orto avrete sempre da mangiare.
Luca Mercalli, Prepariamoci, 2011
In un contesto storico in cui il fenomeno dell’industrializzazione ha portato le città a un’urbanizzazione spinta e in cui altissimo è stato il consumo di suolo, uno degli obiettivi lanciati dalla Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo (WCED) è stato quello di adottare provvedimenti e strategie per limitare gli impatti ambientali e preservare le risorse naturali garantendole alle generazioni future (Rapporto Bruntland 1987).
Quest’azione ha permesso nel tempo ad aziende, organizzazioni, enti pubblici, etc., di preoccuparsi della salute umana e dell’ambiente sviluppando nuove teorie e best practice sostenibili che hanno portato a una presa di coscienza globale tale da attenzionare settori che fino a quel momento non si erano mai posti questa problematica.
Uno di questi mette in relazione l’ambiente naturale con l’ambiente costruito al fine di aumentare maggiormente la presenza della natura all’interno delle città in una simbiosi sinergica. A tal proposito una delle pratiche che in modo preponderante è entrata nei tessuti urbani divenendone dna, e che si è sempre sviluppata al di fuori delle stesse, è quella dell’agricoltura, più precisamente dell’agricoltura urbana.
Un settore che ormai fa parte del mondo delle green infrastructures in cui si riscopre il valore della terra e dei suoi prodotti che, in un contesto di sustainable urban development, si è trasformato da pratica individuale in una strategia di urban policy che mira, assieme ad altri settori, a contribuire a rendere migliori e più salubri le città in cui viviamo.
Agricoltura urbana e orti domestici
Quando parliamo di agricoltura urbana viene facile pensare agli orti urbani, ovvero, spazi condivisi all’interno del tessuto residenziale in cui cittadini di ogni età riscoprono il diretto contatto con madre terra coltivando prodotti da utilizzare nelle proprie case, pratica che si estende anche nel settore commerciale e che mira al km0 pur di aver un prodotto biologico e di qualità.
La crescita di interesse a seguito della dimostrata efficienza e dei benefici indotti dalla presenza di orti domestici ha portato le amministrazioni comunali istituire regolamenti dedicati a queste pratiche, che molto spesso sono gestite direttamente dal cittadino. Una crescita evidenziata anche all’interno di aree private e che possiamo osservare molto spesso passeggiando tra i vicoli delle città. Questo dimostra come il cittadino, oltre ad aver migliorato il suo rapporto con la natura, mira a dar un nuovo volto al contesto in cui vive.
I motivi di questa diffusione sono di diversa tipologia, soprattutto perché legati a una società che viaggia così velocemente tale da esser influenzata positivamente dai cambiamenti socio-culturali e dalla sensibilità alle problematiche ambientali al fine di ottenere una migliore qualità di vita.
Un trend che aumenta in modo sempre più esponenziale e che portato l’agricoltura, pratica effettuata in aree periurbane o extraurbane, all’interno della casa dell’habitante.
Nasce così e si diffonde sempre più il tema dell’orto domestico. Una pratica che si sviluppa dal desiderio di rispondere a tre esigenze fondamentali, ovvero, risparmiare, mangiare prodotti di qualità e soddisfare le condizioni di benessere fisico e mentale. Questo perché è ampiamente dimostrato che la presenza della natura, in contesti direttamente o indirettamente rapportati all’uomo, è portatrice di benefici fisici e mentali, soprattutto se poi tra i suoi riscontri vi è quella della produzione di cibo.
Prendersi cura di quello che coltiviamo significa anche contribuire a rendere migliori i contesti in cui viviamo rispettando i criteri di sostenibilità cui siamo chiamati a rispondere.
La coltivazione deve ovviamente esser curata perché anche se realizzata all’interno delle mura è soggetta a fattori esterni legati all’inquinamento. Quindi è opportuno occuparsi del prodotto domestico-agricolo fin dalla sua piantumazione, altrimenti si può incorrere in rischi che possono danneggiare la self-production e l’uomo.
A tal proposito molto interessante è la gamma di prodotti realizzati dalla CIFO. Un’azienda che partendo dai suoi principi etici e rispettando i parametri europei sviluppa e produce concimi e formulati biologici per il settore del giardinaggio e dell’agricoltura.
Infatti, con il settore Research & Development mira costantemente a individuare nuove metodologie per proteggere e nutrire gli apparati vegetali, e non solo, rispettando gli obiettivi dell’agricoltura sostenibile e preservando sia la risorsa umana sia quella ambientale.
Gli orti domestici possono essere orizzontali, verticali, realizzati in vasi o in vecchi scaffali, fatti col terriccio o idroponici, contenere ortaggi o piante aromatiche, e così via. Ad ogni modo la produzione di cibo sicuramente è anche motivo di divertimento, svago e formazione, soprattutto nelle scuole dato che avvicina i bambini alla conoscenza del mangiar sano.
Non importa dove saranno realizzati, come e con quale tipologia di materiali, importante è che vi sia almeno una buona illuminazione, per il resto basta un po’ di volontà, fantasia, cura e un piccolo tocco di pollice verde. Ovviamente tutto questo deve essere supportato dall’utilizzo di prodotti eco-sostenibili che siano il più possibile poco impattanti per la salute umana e l’ambiente, una esigenza che si riscontra in modo efficiente nei prodotti Orto Domestico della CIFO.
Con un’adeguata progettazione e preparazione, soprattutto con attenzione e costanza, si può ottenere un raccolto ciclico durante tutto l’anno, producendo in questo modo prodotti di stagione che si possono utilizzare per la preparazione dei piatti.
Realizzare un orto in casa è la soluzione ideale per avere sempre prodotti naturali, freschi e biologici. Le idee per realizzarli sono numerose, basta avere solamente quel pizzico di abilità che senza alcun requisito particolare ti permette di cimentarti in pratiche di bricolage che possano render ancor più belle e green le case in cui viviamo.
Ph.D. Arch. Antonio Ippolito