Vince il premio di idee una piattaforma per rilanciare i ciabòt piemontesi

Presentati sabato 14 ottobre i progetti vincitori del premio “Camera con Vista”, il premio di idee per stimolare la riflessione sull’abitare e ricettività immaginifica nel paesaggio piemontese, promosso dall’Assessorato alla cultura e turismo della Regione Piemonte in collaborazione con la Fondazione per l’Architettura Torino.
A giudicare le proposte e a scegliere il vincitore è stata una commissione di eccezione, composta da Gianluca D’Incà Levis, curatore del progetto “Dolomiti contemporanee”, dal direttore della GAM e del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea Carolyn Christov Bakargiev, dall’architetto Carlo Pession e dalla dirigente regionale Alessandra Fassio.
A vincere il premio è stato l’architetto Alessandro Marchis e l’economista Bianca Bottiglione, entrambi torinesi. L’idea dei vincitori è stata quella di creare una piattaforma di crowdfunding per riqualificare i “ciabòt”, piccoli fabbricati caratteristici dei vigneti piemontesi, a fini turistici, ricettivi e ricreativi e per collegarli in un itinerario di visita che valorizzi il paesaggio vitivinicolo. Un connubio perfetto tra il territorio, le nuove tecnologie e la passione per la riscoperta di antichi mestieri. Il progetto interpreta in modo nuovo il vero DNA di un Piemonte che da sempre sa valorizzare la tradizione dei sui mestieri con l’innovazione tecnologica. I progetti finalisti saranno esposti fino al 22 ottobre a Torino in Piazza Carlo Alberto.

I ciabòt piemontesi
Costruiti con semplici frasche o stocchi di granoturco disposte a forma di capanno, i ciabòt si evolsero da strutture instabili e temporanee in costruzioni in legno o in muratura. La maggior parte di questi fabbricati risalgono alla fine del 1800. Il ruolo dei ciabòt nello sviluppo dell’agricoltura piemontese fu importante per diverse ragioni. Prima dell’avvento della macchina agricola  il tempo di trasferimento ai vigneti era dell’ordine dei 30/40 minuti. Questa distanza non permetteva ai contadini di rientrare nell’arco della giornata alle proprie abitazioni, lasciandoli esposti ai mutamenti atmosferici per tutto il giorno. Da qui la necessità di creare un riparo dal sole e dalla pioggiaInoltre, la difficoltà di reperire e conservare l’acqua per i momenti di necessità in alcuni momenti dell’anno e la siccità prolungata rendeva necessaria l’irrigazione dei “piedi” delle viti. La copertura del ciabòt diventava così funzionale alla raccolta dell’acqua piovana che veniva convogliata dai pluviali all’interno dei pozzi. Infine, avere una piccola abitazione nel vigneto, specialmente durante i periodi dell’anno in cui si concentrava gran parte del lavoro del vigneto,  ha permesso la nascita di strutture più elaborate, a più piani, con la presenza all’interno del camino e di arredi minimi.  Nel tempo,  i ciabòt diventarono uno strumento per rendere pubblico un certo benessere economico, un certo potere da parte delle famiglie proprietarie dei terreni viticoli.  Con la diffusione delle macchine agricole che consentivano spostamenti più veloci,  la destinazione d’uso tradizionale del ciabòt è stata negli anni abbandonata.

D. Cantini

 

 

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