L’intervista di Habitante all’architetta e designer Irma Palumbo

Architetta e designer Irma Palumbo|Architetta e designer Irma Palumbo|Architetta e designer Irma Palumbo|Architetta e designer Irma Palumbo

La redazione di Habitante.it ha avuto il piacere di intervistare l’architetta e designer Irma Palumbo.

Salve, grazie anzitutto per aver accettato di concedere questa intervista alla redazione di Habitante. Com’è nata la sua passione per l’architettura e il design?

Per me rientra in un bisogno primordiale. Da che ho memoria ho sempre avuto “fame di arte”, in tutte le sue sfaccettature. Il mio approccio è iniziato con la pittura, ma sin da piccola ho avuto passione o vocazione, mi sento anche di dire, verso l’arte in tutte le sue forme (che a mio avviso sono veramente tante!).

Pensare, progettare, fantasticare e poi anche realizzare qualcosa, l’ho sempre percepito come qualcosa di magico, mistico quasi supremo ed inarrivabile.

Architetta e designer Irma Palumbo
Architetta e designer Irma Palumbo

Qual è stata l’esperienza più formativa durante il suo percorso di studi in Architettura ed Ingegneria edile a Parma e nel corso del master internazionale in design per la cooperazione e lo sviluppo sostenibile?

Sono state due esperienze estremamente diverse, dove ho conosciuto docenti, colleghi che mi hanno aperto la mente, dove ho faticato tanto, dove ho fatto tantissimi sacrifici, si studiava sempre e soprattutto durante la notte, poiché di giorno eravamo praticamente sempre all’università.

Ho avuto la fortuna di incontrare sul mio percorso dei colleghi fantastici con cui confrontarsi e migliorarsi. A 25 anni sono riuscita a laurearmi in Architettura e contemporaneamente a concludere anche un Master internazionale che si svolgeva tra Italia ed Africa (una delle esperienze più pazzesche della mia vita), oltre a quella anche, di aver vissuto su una Barca sul Tamigi a Londra.

Dopo le sue esperienze lavorative in Italia ed a Londra cosa l’ha spinto a tornare in Puglia e aprire il suo studio nel 2016?

Non è stata una cosa voluta, anzi! È capitato. Ho sofferto tanto questa scelta, ma ho voluto comunque provarci. Tornare in un paese per certi versi ancora fermo a qualche anno fa, non è semplice, però ho anche pensato, perché non provarci?

Avevo 27 anni se non ci avessi provato a 27 quando avrei dovuto? Mi sembrava una buona occasione ad una buona età. Non volevo più lavorare per altri professionisti e progettare per loro con i loro tempi e le loro idee.

Come descrive il suo approccio alla progettazione architettonica e di design? In che modo cerca di comprendere e integrare le esigenze specifiche dei suoi clienti nei progetti?

Ascolto, ascolto e ascolto. Mi piace tanto ascoltare le loro esigenze e provare a pensarli nella casa con i loro bisogni ed ascoltare i loro sogni.

Li immagino all’interno della loro futura casa muoversi e percorrere le stanze da loro immaginate. Rispetto ed osservo tantissimo l’ambiente in cui mi trovo ed intervengo solo dopo averlo studiato per bene, poiché è importante preservarne la sua integrità.

Studiare, osservare, ascoltare quindi è fondamentale per la parte di progettazione.

Architetta e designer Irma Palumbo
Architetta e designer Irma Palumbo

È importante riconoscere l’esistenza di un’armonia intrinseca nei luoghi e negli spazi abitati. Può condividere un esempio significativo di come ha affrontato questa sfida in uno dei suoi progetti?

L’armonia è fondamentale nel mio approccio architettonico. Basta guardarsi intorno, dove non c’è armonia si nota, disturba, è orticante. Siamo architetti, studiamo tanto la ricerca delle forme e dell’interazione tra loro, sono alla ricerca costante dell’armonia tra gli elementi, tra gli spazi che ci circondano ed anche nelle persone che vivono quei luoghi. Luoghi che per l’appunto devono sentire amici e non ostili.

Spero sempre di riuscire in questi intenti. Tendo in molti progetti a realizzare vetrate, voglio sempre una comunicazione costante tra interno ed esterno. La luce gioca un ruolo fondamentale nelle nostre vite, è in grado di cambiarci l’umore, se ci pensate. Ogni progetto realizzato è stato pensato in modo armonico a mio avviso.

Nel suo lavoro di progettazione, quale ruolo gioca la grafica, in particolare nel packaging dei vini? In che modo questa componente si integra con la sua visione complessiva del design?

In realtà come dicevo prima, ho sempre amato ogni forma di arte, ho intrapreso il liceo artistico con indirizzo in Grafica, quando sono ritornata in Puglia, ho iniziato a collaborare con una cantina alla quale ho realizzato e realizzo molti dei suoi vini.

È un altro modo per creare e per esprimersi. Ci tengo tanto a rappresentare tutto ciò che mi colpisce (un’etichetta porta anche il nome di mia figlia, sono nate praticamente insieme).

Dopo il diploma in Grafica Pubblicitaria, ho deciso di intraprendere altre strade all’università, ma la grafica e la pittura hanno sempre trovato un modo per rintracciarmi!

Come affronta le sfide legate alla ristrutturazione, considerando che spesso coinvolgono questioni esistenziali più ampie? Può fornire un esempio di come ha gestito con successo una situazione delicata in un progetto di ristrutturazione?

Un mio collega dice sempre che “quando nasce un cantiere nasce in quel momento anche un problema”, per ogni singolo cantiere ci sono sempre sfide da affrontare quotidianamente. Ma le sfide mi entusiasmano e dalle sfide nascono bellissime cose!

Ad ogni modo, studio molto bene il progetto e cerco sempre di prevedere l’imprevedibile. Alla fine si trova sempre una soluzione e alle volte quella difficolta rende anche più interessante magari una soluzione.

Quali sono le tendenze attuali nel mondo dell’architettura e del design che ritiene particolarmente interessanti o rilevanti?

L’attenzione verso i dettagli rendono interessante l’architettura ed il design. La pulizia delle forme, la semplicità e la genialità rendono interessanti le cose o le case. Non credo nelle tendenze, poiché le tendenze sono per persone che non hanno idee.

Spostiamo il focus verso il mondo degli e-commerce nel settore arredo casa. Una recente ricerca di mercato ha evidenziato che il settore dell’e-commerce di arredamento ha subito una crescita costante e significativa, con un aumento del 30% delle vendite online nel corso dell’ultimo anno. Il 78% degli acquirenti nel settore dell’architettura di interni ha dichiarato di utilizzare piattaforme digitali come fonte principale per la ricerca e l’acquisto di prodotti. Alla luce di questi dati, come pensa che l’e-commerce influenzi il percorso di progettazione degli spazi del futuro e l’esperienza di acquisto dei clienti? E qual è il suo punto di vista sull’importanza crescente dell’e-commerce nel settore dell’architettura di interni?

Dopo la pandemia c’è stata un’accelerata nel mondo informatico. Ha migliorato per certi versi il nostro lavoro (per altri invece ha aumentato le pretese del cliente). Il bello di internet è che si arriva ovunque e che si riesce a fare qualsiasi cosa e trovare qualsiasi oggetto. Io mi pongo in modo positivo verso i cambiamenti, per cui ben vengano. È bello osservare, carpire tutto quello che viene da fuori, si trova molta ispirazione se la si vuole trovare.

Architetta e designer Irma Palumbo
Architetta e designer Irma Palumbo

Grazie per averci concesso il suo tempo. Prima di concludere, guardando al futuro, quali sono i progetti o le sfide che la entusiasmano di più? Ha nuovi obiettivi o aree di interesse che vorrebbe esplorare nel suo lavoro di Architetto & Designer?

Come dicevo prima, ogni singolo progetto è una sfida. Mi piacerebbe lavorare molto su mini appartamenti e su appartamenti che hanno conformazioni strane (esempio super stretti) per renderli migliori.

Ma il mio sogno più grande è quello di lavorare su spazi pubblici che riguardano bimbi, anziani e detenuti. Posti che molto spesso vengono trascurati e trattati in modo molto superficiale. Mi piacerebbe essere coinvolta in un progetto di questa entità, molto spesso vengono pensati e progettati da uomini che nella vita quotidiana non avevano (almeno fino a qualche anno fa) idea di come funzionassero questi spazi (non so quanti papà si occupano di inserimenti o altro nei nidi per esempio), poiché frequentati all’80 % da donne. Mi auguro tanto di riuscire in questo obiettivo.

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