La redazione di Habitante.it ha avuto il piacere di intervistare l’architetta Paola Nugnes di studioellea.
studioellea: l’intervista di Habitante
Salve, grazie anzitutto per aver accettato di concedere questa intervista alla redazione di Habitante. Com’è nata l’idea di fondare studioellea e quali sono stati i principali obiettivi fin dall’inizio?
Lo studioellea nasce negli anni 90, per iniziativa dell’architetto Giuseppe Cristoforoni e della sottoscritta, con la denominazione di Laboratorio di Architettura, nome poi contratto nell’attuale denominazione dove la elle di laboratorio e la a di architettura si uniscono in una sola parola. Nasce a Piazza Bellini, nel cuore antico di Napoli, l’idea che ci mosse fu quella, già allora, di spingere verso il recupero degli spazi urbani e dei beni già esistenti, il restauro, la ristrutturazione degli edifici, con l’intento di sottrarli all’incuria e all’abbandono, invece di un nuovo consumo, illimitato, di risorse e di suolo; per concepire una economia diversa, circolare, con l’intento di ridare nuova vita alla materia, alle forme, ai luoghi dell’abitare, urbano e architettonico, pubblico e privato.
Cominciammo proprio da piazza Bellini, allora ridotta a parcheggio, luogo abbandonato al caos. Allora si stava discutendo di un anacronistico progetto di riqualificazione che voleva sradicare tutti gli alberi che ancora resistevano all’incuria e trasformare Piazza Bellini in una piazza di pietra. Con Attilio Wanderling e altri colleghi architetti ci battemmo affinché la piazza fosse liberata dalle auto e restituita alla sua funzione di luogo d’incontro, di piazza pubblica, con il recupero di alberi piante e aiuole, spazio dell’abitare cittadino. Come ci appare tutt’oggi.
L’idea dello studio è sempre stata quella di fare un’architettura alla portata di tutti e per tutti, non una architettura di elit, da archistar, ma una architettura popolare, bella, funzionale, originale e unica, ogni volta, partendo dalla materia, naturale, spesso grezza, anche “povera” e semmai riciclata e dandole nuovo valore, estetico e, di uso, partendo sempre da un prima, da una memoria antica. Uno dei nostri maestri è stato Riccardo Dalisi, che reinventava nuove forme e nuove espressioni con materiali inusitati, partendo da radici lontane che sanno di antico verso oggetti assolutamente inediti.
Potete condividere un progetto particolarmente significativo che avete realizzato, evidenziando le sfide affrontate e le soluzioni innovative adottate?
Mi viene in mente il sottotetto di via Costantinopoli, quando lo visitammo per la prima volta era un luogo buio e inospitale a causa degli abbaini che erano stati costruiti sulla falda a sud, e dalle tante stanze da cui era composto, eppure vedemmo subito che quel luogo aveva molto da esprimere, chiedemmo alla Sovraintendenza l’abbattimento degli abbaini, non coevi né coerenti con l’edificio napoletano, vincolato, del 1600, e di realizzare dei lucernai a raso, eliminando nel contempo un “abuso” ed una incongruenza ma soprattutto restituendo luce, aria e abitabilità alla mansarda, che divenne così uno dei nostri progetti più belli. L’abbattimento degli abbaini e di alcuni tramezzi ci permise di recuperare un open space ampio, luminoso e funzionale, ma anche recuperare la vista dal terrazzo superiore, che divenne un luogo magico in un abbraccio a 360° sui tetti della città, fino al mare e ai monti circostanti.
Quali sono i principi guida del vostro approccio progettuale e come bilanciate l’estetica innovativa con la funzionalità nelle vostre soluzioni?
Il nostro approccio nasce dall’ascolto, questo sia se si tratta di un progetto urbano, che di un progetto privato, di architettura di interni, l’ascolto è la prima cosa, come usava fare Renzo Piano negli anni 70, quando prima di progettare qualunque cosa montava una grande tenda sul luogo del progetto e invitava la gente a parlare ad esprimersi per dire quale era la propria idea di quel luogo e di quel progetto. Così facciamo anche noi, nel nostro piccolo, con i nostri clienti o nelle nostre proposte. Il progetto si fa assieme a chi quel luogo, quello spazio lo dovrà abitare.
Chiamiamolo pure approccio sartoriale, da cui deriva proprio il nome dello studio, se ci pensa;
il laboratorio, è un luogo dello sperimentare, dove il progetto va disegnato, tagliato, cucito e provato addosso a chi lo dovrà indossare, per questo è sempre nuovo, innovativo, perché ogni persona è diversa, e ogni luogo lo è. Ma il progetto deve essere anche funzionale, perché se è vero che è espressione di una esigenza immateriale, intima, di un immaginario privato, o collettivo, è anche, sempre, la risposta ad un preciso bisogno funzionale e pratico, altrimenti è arte e non architettura o design.
Come affrontate la sfida della sostenibilità ambientale nei vostri progetti e quali sono le vostre considerazioni principali riguardo ai materiali e alle soluzioni tecniche?
Sempre più il problema di un’economia lineare ed infinita si sta rilevando insostenibile, e negli anni la nostra attitudine al recupero, restauro e alla ristrutturazione si è dimostrata una sfida non solo vincente da un punto di vista etico ma anche obbligata.
Dai tempi in cui, pionieri, creammo le prime artigianali malte naturali in sughero da scarto e calce per coibentare dall’interno in modo naturale; in cui realizzavamo i primi tramezzi con i materiali da demolizione dello stesso cantiere (i vecchi tramezzi venivano demoliti a taglio lineare, senza distruggerli, con un macchinario di nostra ideazione) ad oggi, che anche l’Europa ci chiede, ci impone, scelte sempre più volte al recupero e al riuso, anche dei materiali da demolizione e ricostruzione, ne è passato di tempo e sono mutate tante condizioni, anche normative. Questo naturalmente ci sostiene nella nostra determinazione a fare sempre meglio e sempre di più in questa direzione.
Ma è pur vero che la ristrutturazione e la riqualificazione energetica e strutturale degli edifici esistenti richiede sempre più l’uso di nuovi materiali prestazionali e performanti, la ricerca e la tecnica hanno fatto passi da gigante, in questi ultimi anni, ed oggi il mercato ci mette a disposizione materiali, malte, e finanche pitture capaci di migliorare le prestazioni energetiche e strutturali degli edifici, anche con spessori minimi, anche operando nell’interfaccia, ossia dall’interno degli edifici. Questa è una sfida entusiasmante con cui le ultime direttive europee ci chiamano a confrontarci, per avere abitazioni a consumo sempre più vicino allo zero in termini di consumi energetici e di emissioni, e sempre più sicure.
studioellea pone una forte enfasi sulla riqualificazione energetica. Potreste fornire esempi concreti di come integrate soluzioni passive e attive nei vostri progetti?
Le soluzioni per una riqualificazione energetica di un edificio passano certamente per le scelte impiantistiche, ma prima di arrivare al calcolo della migliore soluzione, di quali e quante fonti di energia attive necessitiamo, vanno ricercate tutte le possibili soluzioni passive.
Le soluzioni passive sono quelle che riguardano l’involucro il corpo strutturale dell’edificio, alcune sono molto comuni, l’isolamento termico delle pareti, del tetto e del pavimento, gli infissi ad alte prestazioni, altre sono più legate alla capacità progettuale dell’architetto, la ventilazione meccanica e naturale controllata per migliorare la qualità dell’aria interna e ridurre la dispersione di calore, anche utilizzata in combinazione con il recupero di calore per ridurre ulteriormente il consumo di energia, le schermature solari per ridurre il surriscaldamento dell’edificio durante i mesi estivi e ridurre il consumo di energia per il raffreddamento, la scelta di materiali da costruzione a basso impatto ambientale e a bassa trasmittanza termica, la creazioni di tunnel del vento con l’abbattimento di tramezzature, nuove aperture, dove possibile, la creazione di nuovi vani e vani finestre, lucernai, e così via.
Naturalmente il gap energetico finale va colmato con gli impianti, e certamente vanno favorite le fonti di energia rinnovabile, dal sole, solare termico, fotovoltaico, e dal vento con il micro eolico e dove è possibile anche dal calore della terra con la geotermia a bassa entalpia. Puntando ad eleminare del tutto l’utilizzo del fossile, come la UE ci richiede di fare a partire dal 2030.
Sulle energie rinnovabili ci siamo specializzati seguendo, negli anni scorsi, specifici corsi superiori alla Federico II di Napoli, al dipartimento di ingegneria elettrica. All’attivo abbiamo molti progetti e molte collaborazioni con aziende che installano fotovoltaico.
In che modo gestite la progettazione dell’arredamento su misura e come collaborate con i maestri falegnami per garantire la realizzazione di design personalizzati di alta qualità?
Grazie alle nuove tecniche di rappresentazione e di modellazione, render fotorealistici immersivi, ma anche grazie alle stampe 3D, è più facile dialogare e progettare con il cliente finale, avere scambi più veloci e performanti sotto il profilo del controllo del risultato finale. In questo modo sempre più un design su misura diventa accessibile a tutti. Ma grazie a questi strumenti risulta più facile e più immediata soprattutto la comunicazione con il maestro falegname e con tutti gli artigiani coinvolti nel progetto, la scelta opportuna delle tecniche e dei materiali, la manutenzione degli stessi, sono operazioni che si fanno sempre con l’ascolto e la co-progettazione, l’esigenza del cliente, il progetto dell’architetto, l’esperienza dell’artigiano sono la combinazione giusta per puntare al miglior risultato possibile.
Come avete visto evolversi settore dell’architettura e del design negli ultimi anni, e in che modo studioellea si è adattato a queste dinamiche?
Negli ultimi anni il settore dell’edilizia, e quindi dell’architettura, sta andando nella giusta direzione del recupero e della ristrutturazione, per l’esigenza di porre un freno al consumo di suolo, e verso la riqualificazione energetica degli edifici, anche con consistenti aiuti economici da parte degli Stati, per la necessità pressante di contenimento dei consumi energetici e delle emissioni; l’uso di materiali naturali a minor impatto si è dunque affermato in architettura come nel design come una esigenza.
Nel contempo la standardizzazione insieme all’international stylé hanno ceduto il passo a progetti di architettura sempre più legati al Genius loci e il design su misura, è diventato una esigenza sempre più pressante per recuperare identità, radici. Le nuove tendenze di stile stanno recuperato storia, memoria di appartenenza, con un gusto talvolta retrò. Senza rinunciare però alla modernità, si notano citazioni all’art déco degli anni 20 e al minimalismo degli anni 90, diciamo pure, le ali senza rinunciare alle radici.
Quali sono le sfide più comuni che incontrate nel vostro lavoro e come le affrontate per garantire la soddisfazione del cliente?
La prima sfida è sempre conquistare la fiducia del cliente, fargli comprendere quanto la figura dell’architetto sia utile al suo progetto, non solo a massimizzare il risultato estetico e funzionale e quindi aumentare il ritorno dell’investimento, ma anche ad avere il massimo controllo su tutto il processo, sulla fase di realizzazione, sui tempi e sul risultato finale e sulla spesa. Un architetto non è (quasi) mai un costo aggiuntivo, è un investimento che farà risparmiare tempo e denaro.
Spostiamo il focus verso il mondo degli e-commerce nel settore arredo casa. Una recente ricerca di mercato ha evidenziato che il settore dell’e-commerce di arredamento ha subito una crescita costante e significativa, con un aumento del 30% delle vendite online nel corso dell’ultimo anno. Il 78% degli acquirenti nel settore dell’architettura di interni ha dichiarato di utilizzare piattaforme digitali come fonte principale per la ricerca e l’acquisto di prodotti. Alla luce di questi dati, come pensate che l’e-commerce influenzi il percorso di progettazione degli spazi del futuro e l’esperienza di acquisto dei clienti? E qual è il vostro punto di vista sull’importanza crescente dell’e-commerce nel settore dell’architettura di interni?
La pandemia ha dato una accelerata notevole all’uso dei sistemi informatici di comunicazione, ed è a nostro avviso un buon lascito di quel periodo così difficile, che ci ha costretti all’isolamento. L’uso di tecnologie avanzate come le piattaforme informatiche di scambio dati, la realtà virtuale, la stampa 3D, sono sempre più diffusi e richiesti nella progettazione e nella costruzione di edifici, per uno sviluppo dei livelli di controllo del processo, in tutte le sue fasi. Questo avviene anche per l’incontro con un professionista, per avere una consulenza, tecnica e progettuale, le piattaforme digitali accorciano le distanze e ampliano il campo di scelta e la convenienza economica.
Così avviene anche per gli acquisti on line di oggetti, di complementi di arredo, di interi arredamenti. L’uso delle moderne piattaforme permette non solo una più ampia scelta ma anche una verifica immediata della opportunità di quella scelta, grazie alla possibilità di inserire l’arredo nel progetto, comodamente dallo studio, tramite gli oggetti tre d, forniti dalle aziende. Un approccio certamente conveniente che ha reso più snelli e più veloci gli acquisti, le comunicazioni, le soluzioni, la conseguenza è minori tempi, minori costi finali.
Grazie per averci concesso il vostro tempo. Prima di concludere, come immaginate lo sviluppo futuro di studioellea e quali nuovi approcci o tecnologie potrebbero influenzare il vostro lavoro nel prossimo futuro?
Siamo entusiasti dei nuovi strumenti, dal drone, ai sistemi bim, ai render fotorealistici immersivi che permettono di vivere il progetto prima di realizzarlo, questo approccio permette un controllo accurato del progetto in tutte le sue fasi e una comunicazione immediata, fluida, diretta con il committente e rende tutto il lavoro di progettazione molto più facile e ancora più piacevole.
A noi sembra che sempre più progetti e scelte di qualità siano alla portata di tutti, poiché un approccio più veloce e più controllato è certamente un approccio più sicuro e più conveniente, la conseguenza è minor tempo, più controllo e minori costi finali.