Oggi la redazione di Habitante ha il piacere di intervistare il brand “Defeua”.
Defeua: uno streetwear creativo e sostenibile – Luca Bensi, il fondatore del brand racconta ad Habitante l’inizio del suo percorso sostenibile e com’è iniziata la storia del brand.
Luca, raccontaci com’è iniziata la vostra storia? Da dove arriva l’idea di creare un brand sostenibile? E, quanti componenti lavorano all’interno di questa squadra?
La storia di Defeua parte nel 2016. Nasce come un semplicissimo brand di t-shirt, in realtà poi, si trasforma in poco tempo, in qualcosa di molto più grande. Io vengo dal mondo del Graphic design ed entrando con occhi neutri all’interno del mondo dell’abbigliamento, ho potuto vedere quanta poca etica e quanta poca sostenibilità, ci sia all’interno della produzione nell’abbigliamento. A quel punto ho deciso di cambiare completamente strada e di trasformare il brand, in un progetto che lavora a 360° per una missione molto alta e particolare.
Quella di generare consapevolezza nelle persone. Questa credo sia realmente la chiave per portare un cambiamento positivo all’interno della società. Un cambiamento che, non è legato strettamente alla sostenibilità ambientale, ma proprio ad un livello ancora più alto. Perché essere consapevoli di ciò che indossiamo è veramente il punto focale. Quello che ci porta ad agire in maniera molto più responsabile, ad acquistare in modo molto più responsabile.
Packaging sostenibile e spedizioni a basso impatto ambientale
I vostri prodotti comprendono sia abbigliamento per adulto che per bambino, un po’ come a rendere responsabili anche i più piccoli. Un buon modo per inserirli nel mondo della sostenibilità. Inoltre, avete delle collezioni particolari, come “Wear me 30 times”, cosa vi è dietro?
In realtà, dietro l’idea di creare un brand sostenibile, c’è quella di creare un progetto che sia sostenibile, ma soprattutto responsabile e consapevole. Questo è un punto chiave che ho voluto sviluppare, proprio perché si parla troppo di sostenibilità in maniera molto generica legata all’ambiente. In realtà ci sono 1000 altre sfaccettature. Come ti dicevo, credo che la consapevolezza sia realmente la chiave.
Perché quando tu sei consapevole di quello che fai, hai un approccio completamente diverso, e in questo caso, anche rispetto a quello che indossi o a quello che acquisti. Per raggiungere questa consapevolezza ho deciso di sfruttare tre punti chiave, e sono quelle di utilizzare prodotti realizzati in modo:
- sostenibile,
- etico,
- trasparente.
Ho deciso di sfruttare la creatività del design che fa parte del mio background di studi. Credo che creatività e design siano due strumenti potentissimi in grado di portare le persone a riflettere e a ragionare in un modo completamente diverso. L’estetica è un elemento chiave della moda, ma riuscire ad unire l’estetica al valore della comunicazione del messaggio, credo sia il un punto più importante e che può portare verso un cambiamento significativo.
La comunicazione
A questo proposito, il terzo elemento chiave per raggiungere la consapevolezza, dal mio punto di vista, è la comunicazione. Infatti, la comunicazione del brand non è orientata al prodotto, ma orientata al far pensare le persone da una prospettiva diversa, che metta in luce punti di vista diversi. Infatti, anche sui social, preferiamo un approccio completamente diverso rispetto agli altri brand, poco promozionale, ma molto più consapevole e culturale. Il design e la comunicazione sono uno strumento potentissimo e i brand nel 2022, non possono più sottovalutarlo. Sicuramente in questo modo è più facile arrivare a un cambiamento, infatti, non si può sempre addossare la colpa al consumatore finale. La responsabilità è anche di chi produce e per cambiare le cose è necessario fare di tutto per far passare un approccio positivo, sia a livello di business che a livello sociale.
La campagna “Wear me 30 times“
Le collezioni hanno un punto chiave in comune, che è quello del generare consapevolezza. Ovviamente, sono tutte realizzate con un’idea di fondo comune, ma utilizzando stili diversi. Abbiamo partecipato a campagne particolari come “Wear me 30 times”. Una campagna che ha l’obiettivo di sensibilizzare le persone e renderle consapevoli in merito a quante volte vengono indossati dei capi di abbigliamento acquistati prima di essere dimenticati nell’armadio o gettati via.
Credo che sia stato sicuramente un bell’esperimento anche dal nostro punto di vista.
Una consapevolezza che ti porta ad essere fiero di quello che hai acquistato ed essere invogliato a farlo più spesso. Anche in relazione all’idea di abbandonare la superficialità prorompente nel mondo della moda e che vogliamo combattere.
Esistono tante altre collezioni che lavorano anche sui valori della nostra vita. Collezioni il cui focus principale è l’impatto ambientale, o quelle per un gender equality. Insomma, si toccano temi sempre più delicati. Ma l’obiettivo è proprio quello di creare e avere una consapevolezza diversa. Ciò per essere molto meno superficiali nell’approcciare il proprio armadio e l’abbigliamento che si indossa.
Voi utilizzate solo cotone biologico, raccontaci un po’ di più sui tessuti.
La fibra principale del brand è il 100% cotone biologico. Ci sono alcune collezioni realizzate con fibre miste, con l’intenzione però, di andarle a eliminare nel tempo. Proprio perché, avere un capo prodotto con una fibra unica, dà molta più possibilità di recuperarlo a fine vita per eventualmente riciclarlo o rigenerarlo. Ciò perché non esiste ancora una tecnologia adeguata che possa separare le fibre, soprattutto quando si tratta di fibre sintetiche. Questo è sicuramente un approccio ad una produzione molto più circolare, ed io con il brand ho l’obiettivo di svilupparla. Perché non è tanto il futuro, ma il presente. Quindi penso sia uno degli aspetti principali che deve considerato da qualsiasi brand.
Possedete delle certificazioni, corretto?
Mi appoggio a fornitori che hanno delle certificazioni, le migliori a livello mondiale. Insomma, tutte quelle che possono garantire al consumatore finale una produzione trasparente, etica e con un impatto ambientale basso. Non credo che un brand possa basarsi solamente sulle certificazioni, ma anche in fase di produzione serve un approccio responsabile. Infatti, a questo proposito ho eliminato l’idea della sovrapposizione lavorando principalmente su richiesta, soprattutto con i rivenditori.
Non vado quindi a produrre se non è strettamente necessario. Non seguo le mode passeggere e stagionali, ma seguo quella filosofia il cui principale scopo è diffondere un messaggio che possa valere sia oggi, come tra vent’anni, in modo che la maglietta che indossi non passi fondamentalmente mai di moda.
Quindi, è un approccio completamente diverso rispetto a tanti altri brand, i quali si basano solo sul seguire le tendenze del momento. È necessario un cambiamento culturale e per far questo, è necessario avere molta consapevolezza e tanta responsabilità dal punto di vista dei brand.
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