Servizio idrico in Italia
Utilitalia è la federazione italiana che riunisce le Aziende speciali operanti nei servizi pubblici dell’Acqua, dell’Ambiente, dell’Energia Elettrica e del Gas.
Questa settimana Habitante ha incontrato Francesca Mazzarella, direttrice della Fondazione Utilitatis.
In occasione della Giornata Mondiale dell’acqua è stato presentato il Blue Book, la monografia completa sui dati del Servizio idrico. Ci fa una panoramica dello stato dell’acqua oggi in Italia?
Dal punto di vista dell’utilizzo della risorsa l’Italia si attesta come paese a stress idrico medio (indice WEI pari al 16% secondo Eurostat), in linea con la Francia e la Germania.
Per quanto riguarda invece la gestione della risorsa, specialmente nell’ultimo decennio si è assistito a continui miglioramenti sulla qualità del Servizio Idrico Integrato e del relativo ammontare di investimenti, fondamentali per la gestione efficiente e sostenibile dell’acqua.
Si stima per il 2020-2021 un valore pro capite di 49 euro, in aumento di oltre il 47% rispetto al 2012, anno dell’avvio della regolazione ARERA.
Ma comunque ci sono anche importanti criticità da non sottovalutare. Tra queste, la dispersione di acqua dalle reti rimane consistente. Con importanti differenze a livello geografico, con il Nord più virtuoso (32% di perdite rispetto al 40% della media nazionale).
Gli indicatori sono generalmente peggiori per il Sud, tanto che si parla di Water Service Divide. Circa 8 milioni e mezzo di abitanti, specialmente al Sud, non sono serviti da gestori industriali ma direttamente dall’ente locale (gestioni “in economia”).
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Quali investimenti sono previsti dal PNRR sul Servizio Idrico?
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza destina alla Tutela del territorio e della risorsa idrica 4,4 miliardi di investimenti (di cui 3,5 miliardi per le aziende del servizio idrico integrato). Per il raggiungimento degli obiettivi sono già stati finanziati su tutto il territorio nazionale 75 progetti di manutenzione straordinaria e di potenziamento e completamento delle infrastrutture di derivazione, stoccaggio e fornitura primaria, per un totale di 2 miliardi. Inoltre, sono già state assegnate risorse pari a circa 300 milioni di euro, dedicate alla riduzione delle perdite di rete e digitalizzazione delle infrastrutture nelle regioni del Sud Italia.
Com’è cambiato negli anni l’utilizzo da parte dei cittadini dell’acqua potabile?
L’ISTAT ha rilevato un consumo pro capite nazionale di acqua potabile nel 2018 intorno ai 215 litri per abitante al giorno, rispetto a 220 litri del 2015. E, nonostante i valori siano in leggera diminuzione sono comunque ben al di sopra della media dei Paesi europei di circa 125 litri. Il consumo medio pro – capite è ancora maggiore nei 109 comuni capoluogo di provincia e città metropolitana, che nel 2020 si è attestato è stato di oltre 236 l/ab al giorno.
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Ci sono in Italia progetti innovativi sulla gestione del servizio idrico e più in generale sull’acqua?
La ricerca dell’utilizzo efficiente e sostenibile della risorsa porta i gestori del servizio a dotarsi di tecnologie avanzate in tutte le fasi del servizio.
Per citare solo alcuni esempi:
- il monitoraggio della diponibilità d’acqua con software previsionali e gestione di big data;
- il telecontrollo delle reti (su oltre il 50% di quelle distrettualizzate);
- l’erogazione alle utenze tramite contatori smart;
- il continuo monitoraggio degli inquinanti, per permetterne il migliore abbattimento, nella fase finale di restituzione all’ambiente dell’acqua depurata.
Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?
- Nelle indagini di Istat relative al 2021 l’86% delle famiglie è risultato molto o abbastanza soddisfatto del servizio di fornitura di acqua potabile.
- I fanghi, prodotti di scarto della depurazione, sono riutilizzati con un tasso vicino al 90%.
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