Perché abbiamo paura del nucleare? Lo abbiamo chiesto al Dott. Luca Romano, in arte “L’Avvocato dell’Atomo”

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Perché abbiamo cosi tanta paura del nucleare? Ce lo spiega il Dott. Luca Romano, meglio conosciuto sui social come l’Avvocato dell’Atomo

La parola nucleare viene sempre percepita con un’accezione negativa. Fa subito pensare al peggio: bombe nucleari e disastri di centrali come quella di Chernobyl o Fukushima. Ma quanto ne sappiamo davvero di nucleare? Sicuramente molto poco. Abbiamo affrontato l’argomento con il Dott. Luca Romano esperto e divulgatore scientifico.

Dott. Luca Romano ci racconti chi è

“Mi chiamo Luca Romano, ho 34 anni e sono di Torino. Ho studiato fisica presso l’Università degli Studi di Torino, conseguendo la laurea magistrale nel 2016 (curriculum Astrofisica e Fisica Teorica). Inoltre ho conseguito un Master in Giornalismo Scientifico e Comunicazione Istituzionale della Scienza presso lo IUSS di Ferrara. Ho fondato la pagina l’Avvocato dell’Atomo nel 2020, durante il primo lockdown, onestamente non aspettandomi il successo che ha poi raggiunto.”

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Dal 2020, appunto, ha iniziato tramite i social un’attività di divulgazione legata alle tematiche collegate all’energia nucleare. Quanta disinformazione c’è in tale ambito? E quanto è difficile fare buona informazione?

“Si tratta di uno degli ambiti, ma non l’unico, trattati peggio dai media generalisti. Le notizie relative all’ambito nucleare vengono quasi sempre date in toni apocalittici, senza consultarsi con esperti del settore (che pure in Italia non mancherebbero). Fare buona informazione per certi versi è molto difficile, perché i media tradizionali sono talmente ancorati a quel tipo di narrazione, che è raro si prestino ad ascoltare opinioni differenti. D’altra parte, però, la sfiducia delle persone verso quel tipo di comunicazione facilita molto l’attività di divulgazione sui social media.”

Recentemente è stato pubblicato il suo libro “L’avvocato dell’atomo. In difesa dell’energia nucleare.” Perché ha deciso di “difendere” l’energia nucleare?

“Perché oggi, di fronte al cambiamento climatico, fare gli schizzinosi riguardo a una delle tecnologie più promettenti e importanti per la decarbonizzazione non è solo sciocco, è autolesionista. Non c’è un solo report o studio internazionale di un certo livello che non evidenzi come il nucleare sia una fonte di energia a basse emissioni che va affiancata alle rinnovabili se vogliamo davvero liberarci dei combustibili fossili. Farne a meno per ideologia e pregiudizio è un suicidio.”

Perché è insita nella società questa grande paura verso il nucleare? Questi timori possono essere legati al fatto che le persone collegano l’energia nucleare ai disastri avvenuti negli anni?

“Ci sono molti fattori ma la paura legata a pochi e tragici eventi è sicuramente uno di essi. Un altro è in generale la diffidenza verso le tecnologie complesse, pensiamo per esempio ai movimenti No-5G o alla contrarietà del grande pubblico agli OGM. Un terzo fattore è l’idea che le energie rinnovabili siano intrinsecamente migliori e in grado di risolvere il problema del cambiamento climatico da sole (idea legata ad una fallacia naturalistica piuttosto che alla realtà scientifica). E infine ci sono gli interessi di parte: l’industria dei combustibili fossili per decenni ha fatto lobbying contro il nucleare, sapendo benissimo che è il competitor più pericoloso.”

Luca Romano
Perché abbiamo paura del nucleare? Lo abbiamo chiesto al Dott. Luca Romano, in arte “Avvocato dell’Atomo” SHUTTERSTOCK di Wlad74

Quindi l’energia nucleare è sicura? E perché può essere definita sicura?

“L’energia nucleare, numeri alla mano, ha uno dei safety rate più alti tra tutte le fonti energetiche, paragonabile, se non inferiore, a quello delle energie rinnovabili. La percezione dell’energia nucleare come insicura nell’immaginario collettivo è legata a pochi eventi, le cui conseguenze sono state spesso esagerate dalla stampa e dalle associazioni anti-nucleare, e che in ogni caso non sono, per molti motivi, ripetibili. Non è un caso che ogni anno il 26 aprile continuiamo a ricordare il disastro di Chernobyl: è un unicum nella storia.

Tutte le altre forme di energia causano disastri molto più di frequente, al punto che abbiamo smesso di considerarli notizie. Quante raffinerie esplodono? Quante petroliere si rovesciano? Quanti incidenti nelle miniere dove si estrae il carbone? Quanti crolli di dighe? I confronti sono impietosi: lo stillicidio di morti quotidiane dovute alle altre fonti di energia, e nel caso dei combustibili fossili parliamo di milioni di vittime l’anno, è superiore di svariati ordini di grandezza anche alle stime più pessimistiche delle vittime degli incidenti nucleari.”

Dott. Luca Romano allora il nucleare può essere considerato una fonte energetica sostenibile?

A tutti gli effetti sì. Come peraltro stabilito anche dal Joint Research Center della Commissione Europea nel loro report sul Nucleare uscito l’anno scorso, report che ha poi portato all’inclusione del nucleare nella Tassonomia della Finanza Sostenibile. Si tratta di una fonte energetica che non produce emissioni, che richiede una quantità estremamente ridotta di materie prime (1 kg di Uranio contiene potenzialmente la stessa energia di 3000 tonnellate di carbone), che produce una quantità estremamente ridotta di rifiuti (certo, dalla gestione complicata, ma parliamo pur sempre di un decimillesimo dei rifiuti tossici che produciamo ogni anno), che occupa poco spazio (per avere lo stesso output energetico di un reattore nucleare servono 100 km quadrati di pannelli solari) e che può essere implementata praticamente ovunque.”

Quali sono i vantaggi e i benefici derivanti dall’uso dell’energia nucleare?

Il nucleare unisce i vantaggi delle rinnovabili, ovvero sostenibilità ambientale e basse emissioni, a quelli dei combustibili fossili quali programmabilità e scalabilità. Consente, quindi, di arrivare alla decarbonizzazione completa, o quasi, della rete elettrica, andando a coprire quella parte del fabbisogno energetico necessaria h24 che, per motivi strutturali, le rinnovabili fanno fatica a soddisfare.

Gli esempi virtuosi in questo senso sono Francia, Svezia, Finlandia e Ontario, che grazie al nucleare hanno a disposizione energia elettrica pulitissima. Gli unici altri paesi che hanno raggiunto risultati simili sono quelli che possono contare su enormi risorse idriche (Norvegia, Quebec) o geotermiche (Islanda). I reattori nucleari sono, inoltre, macchine pensate per durare a lungo, e questo fa sì che, una volta ammortizzati i costi iniziali (elevati, ma non insostenibili), la produzione di energia sia estremamente economica. La Francia oggi si gode i frutti dei suoi investimenti negli anni ’70 e ’80, con bollette più basse della media UE e a malapena scalfite dalla crisi dovuta ai prezzi del gas.”

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Essendo Lei un divulgatore fa ovviamente affidamento ai numeri. In termini numerici quanto inquina l’energia nucleare e quanto inquinano, invece, le altre fonti energetiche considerate “convenzionali” ovvero legate ai combustibili fossili?

I report IPCC che considerano le emissioni equivalenti delle diverse fonti energetiche, classificano il nucleare e l’eolico come le fonti di energia più pulite: appena 12 grammi di CO2/kWh. Idroelettrico e geotermico hanno valori tra i 20 e i 30, il solare tra i 40 e i 50. I combustibili fossili hanno invece valori di svariate centinaia, addirittura superiori a 1000 per la lignite e il gas da scisto.

Le centrali nucleari non emettono alcuna forma di inquinamento: quello che esce dalle torri di raffreddamento è semplice vapore acqueo. La quantità di Uranio consumata ogni anno da un reattore è di 25-30 tonnellate: una centrale a gas o ad olio combustibile di pari potenza fa andare la stessa quantità di materia prima in pochi minuti. Questo riduce anche moltissimo l’impatto della filiera del combustibile: se il numero di reattori nel mondo quadruplicasse, una singola nave container potrebbe contenere comunque tutto l’Uranio grezzo necessario a tutte le centrali del pianeta. Se alimentassimo tutto il mondo col nucleare, le navi necessarie sarebbero comunque meno di 10 (o una singola nave di Uranio già raffinato e arricchito). Oggi nel mondo incrociamo 2200 petroliere, che rappresentano appena il 40% del traffico di petrolio, il quale a sua volta rappresenta solo il 30% dei combustibili fossili che utilizziamo. Sono numeri che non sono neanche confrontabili.

Dott. Romano ci lasci con un messaggio ai lettori

“Vorrei invitare i lettori, se interessati a queste tematiche, a seguire il dibattito sui media internazionali e informandosi da fonti come IPCC, JRC, IEA, UNECE e simili. I media italiani non sembrano in grado di trattare l’argomento con cognizione di causa e onestà intellettuale – e non vale solo per il nucleare, purtroppo. Vorrei anche invitarli a chiedersi se, quando pensano al nucleare in maniera negativa, si sono mai posti il problema di confrontarlo con le alternative. Perché il nucleare, confrontato con il nulla, è certamente pieno di difetti. Confrontato con le alternative, invece, offre un certo numero di vantaggi.

Habitante ringrazia il Dott. Luca Romano per la sua cortese disponibilità

 

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