Intervista a Salvatore Gulfo di Tursi Digital Nomads – un programma di rivalutazione e ripopolamento dei piccoli borghi basato sullo smart working. Oggi, grazie a Salvatore Gulfo scopriremo cosa significa essere Digital Nomads e cosa sono le aree di Co-Working, essenziali per realizzare questo sogno.
Salvatore Gulfo è ideatore e Presidente di Tursi Digital Nomads. Dopo aver completato la sua carriera universitaria a Napoli e dopo aver svolto un Erasmus+ all’estero, al rientro nel suo piccolo borgo di 4800 persone in piena pandemia ha deciso di investire sullo smart working e sfruttare il più possibile questa situazione affinché si trasformasse in un’opportunità per l’intera comunità e tutti i digital nomads.
Buongiorno, prima di ogni cosa ringrazio Enrica e Habitante per avermi proposto questa intervista. Nonostante Tursi Digital Nomads sia ancora una piccola realtà e la strada da percorrere è ancora molta, poterci far conoscere da chi crede in una rivoluzione sostenibile fa al caso nostro. Tursi Digital Nomads, come dicevi, nasce sull’onda della pandemia, quando in pieno lockdown è stata introdotta la modalità lavorativa da casa. Il desiderio di creare qualcosa per la mia comunità e mettermi in gioco nell’imprenditoria sociale nasce prima di ogni cosa da un’esperienza personale.
Da Marzo 2020 ho iniziato a lavorare da casa, e da allora non mi reco più in ufficio. Dopo aver passato i primi mesi di questa situazione a Roma, dopo aver capito che aziende e istituzioni avrebbero prorogato lo smart working ancora per molto tempo ho deciso di lasciare la Capitale per rientrare a Tursi, il mio borgo natale in Basilicata, anche per un risparmio economico.
Ci racconti com’è nata l’idea, a chi è rivolta e perché nasce in un borgo come quello di Tursi.
Lavorare da casa a Tursi è stato molto duro. Infatti, dopo qualche mese mi sono accorto che uno smart working prolungato provoca alcuni effetti negativi sull’umore e sulla personalità. Ad esempio, un certo senso di alienazione causato dallo stare da solo tutto il giorno davanti al computer. O ancora, seguire una routine sbagliata, come svegliarsi la mattina e mettersi subito al pc senza sistemarsi, né tantomeno alzarsi, in alcuni casi. Quindi, quando ho notato che le conseguenze positive dello smart working si stavano trasformando in conseguenze negative, mi sono chiesto in che modo avrei potuto evitare questa condizione caratterizzata da abitudini sbagliate.
In posti più esotici, come Madeira in Portogallo, o Bali in Indonesia, ho scoperto che erano presenti già da tempo aree Co-Working rivolte a coloro che lavoravano full-time in smart working, in modo da potergli offrire la possibilità di viaggiare e lavorare allo stesso tempo. Quindi, ho pensato di portare questa iniziativa anche a Tursi, in modo da avere, oltre alla possibilità di non lavorare da solo da casa, quella di interagire con altri professionisti in un ambiente stimolante. Una soluzione originale per lavorare nel relax e in un contesto lontano dai ritmi frenetici della città, lontano dalle quattro mura domestiche, stimolante e creativo. Così, con il mio team, con altri sette soci fondatori, abbiamo costituito l’associazione Tursi Digital Nomads.
Tursi è una città millenaria, con storie e leggende tutte da scoprire. Come ha scelto lo spazio da destinare allo sviluppo di questo innovativo progetto? Da antico municipio, oggi, oltre ad essere uno spazio di Co-working, ospita anche esposizioni e mostre.
Da quando mi si è accesa la lampadina, mi sono subito mosso per identificare il luogo adatto alla creazione del progetto. Dopo vari sopralluoghi il luogo prescelto è stato l’ex municipio di Tursi. Un edificio sotto utilizzato, dove prima erano presenti solo sculture e mostre di quadri e artigianato in maniera permanente, poco frequentato anche dalla gente più adulta del posto a causa di carenza d’informazione.
Durante la prima visita all’ex municipio ho notato tutte le potenzialità dell’edificio. Oltre alla disposizione perfetta delle stanze erano presenti poltrone, scrivanie e armadietti, complementi ideali per essere riutilizzati all’interno di un’area Co-Working. Anche se potrei dire che grazie a Tursi Digital Nomads questi oggetti sono stati utilizzati per la prima volta, perché erano stati dimenticati lì, senza essere stati destinati ad un possibile utilizzo all’interno dell’edificio, ecco.
Com’è cambiata Tursi da quando è iniziata la trasformazione digitale? L’affluenza è migliorata? Sono tanti i Digital Nomads che hanno aderito all’iniziativa? E chi sono?
Dopo aver dato nuova vita all’edificio, l’iniziativa ha ricevuto sin da subito consensi. Ciò specialmente nel periodo estivo quando la maggior parte degli studenti e dei lavoratori rientrano al sud. Quindi, in estate c’è stata molta affluenza. La maggior parte dei Digital Nomads che hanno aderito all’iniziativa sono stati ragazzi che appunto vivono fuori, non solo in Italia, ma anche in Europa. Alcuni per esempio, grazie a Tursi Digital Nomads hanno deciso di trattenersi per un periodo più lungo grazie a questo posto comodo dove lavorare immersi nella natura.
Inoltre, abbiamo avuto il piacere di ospitare due Nomadi Digitali siciliani, web designer che non vanno mai in ufficio e ne approfittano per viaggiare in Italia. Stanno iniziando ad apprezzarci anche gli altri lucani, oltre ai giovani di Policoro desiderosi di provare l’esperienza. La scorsa settimana abbiamo ospitato una signora della Basilicata che ha scelto l’area Co-Working di Tursi Digital Nomads per trovare la giusta concentrazione e svolgere in tutta serenità l’esame per un concorso pubblico on-line.
Le partnership per ampliare la rete di Tursi Digital Nomads non sono poche. Chi sono e quali sono i vostri obiettivi comuni?
Ad oggi, per ampliare la nostra rete abbiamo stretto tre collaborazioni. Infatti, tra i principali partner del nostro progetto c’è l’associazione siciliana South Working impegnata in politiche di innovazione sociale al Sud e nelle aree interne del paese, specialmente per quanto riguarda la possibilità di svolgere un lavoro agile da questo territorio. Pertanto, attraverso una working e-card mappano tutti i south workers e i presidi di comunità, le aree Co-Working come la nostra. Questa rappresenta un’attività di censimento e di analisi molto importante anche in relazione ad una reportistica futura, assolutamente necessaria in Italia. Inoltre, sono in contatto con le istituzioni anche a livello politico e per noi è molto importante per far conoscere la nostra associazione.
Un’altra partnership è quella con una start-up di Bari, UAO!, una piattaforma che permette di selezionare location suggestive e servizi pensati su misura per le nuove necessità lavorative. Infatti, la start-up propone alle aziende dei piani di benefit incentrati sul work life balance, per ritrovare un equilibrio tra vita sociale e lavoro.
Invece, da qui a breve inizieremo a collaborare in maniera ufficiale anche con HQ Village una Start-Up di Pontedera che ha l’obiettivo di portare lo Smart working all’interno dei piccoli borghi italiani.
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Tursi Digital Nomads non è stato pensato solo per lavorare in smart in un ambiente stimolante, ma anche per far scoprire luoghi non conosciuti dai più. Infatti, attraverso la convenzione con vari alloggi propone ai nomadi digitali una permanenza per scoprire la Basilicata. Ci racconti di questa possibilità.
Alla base del successo di un’iniziativa è imprescindibile una forte attività di pianificazione. Tuttavia, Tursi Digital Nomads è un progetto che è partito molto di fretta. Infatti, il sito web è stato creato a maggio e a giugno il progetto era già attivo. Ciò ha comportato una carenza di strategie ad hoc, che comunque abbiamo già pensato di implementare da gennaio in poi. Una serie di azioni per cercare di attirare quanta più gente possibile da fuori. Perché l’obiettivo è quello di creare percorsi culturali ed enogastronomici per i Nomadi Digitali in modo da dare loro la possibilità di esplorare e riscoprire il Sud Italia.
Non a caso, Tursi Digital Nomads ha anche il desiderio di rivalorizzare il centro storico. Infatti, sul sito c’è una sezione dedicata alle strutture ricettive in modo da offrire la possibilità a chi viene da fuori di soggiornare in un posto con tradizioni e credenze antiche. Oltre a questo Tursi Digital Nomads offre anche una vasta gamma di attività da fare per scoprire il territorio e la possibilità di usufruire di molteplici servizi. Il termine che sintetizza questo concetto è workation ovvero una vacanza che permette di lavorare da remoto in un luogo di villeggiatura. E a Tursi ai Digital Nomads si dà la possibilità di scoprire il cibo del posto attraverso percorsi culinari tipici nel centro storico, e grazie a convenzioni con i Tour operator i Digital Nomads possono scoprire attrazioni come il Volo dell’Angelo, i Ponti Tibetani, e il magnifico capoluogo Lucano, Matera.
Inoltre, lo smart farming è una delle proposte che abbiamo intenzione di attivare la prossima estate. Questo consiste in una vera e propria esperienza in campagna, dove in cambio di un aiuto nella raccolta delle olive, per esempio, i Digital Nomads hanno la possibilità di godere di un soggiorno gratis.
Come aderire all’iniziativa per una vera esperienza di smart working immersi nella natura? Quali sono il sito web e i social media che utilizzate per diffondere il più possibile questa fantastica iniziativa?
Per rimanere aggiornati, non solo sulla pianificazione della workation di Tursi Digital Nomads, ma per scoprire anche tutte le novità che riguardano questo mondo, c’è il sito ufficiale e le pagine Facebook e Instagram dove tutti i giorni condividiamo la nostra esperienza con i Digital Nomads che ci supportano.
Un ringraziamento speciale a Salvatore Gulfo, per averci dedicato il suo tempo.
Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?
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