La Centrale dell’Acqua di Milano è il primo museo industriale sull’acqua pubblica in Italia. Si trova a Milano in piazza Diocleziano ed è ospitato presso un’antica centrale di pompaggio dell’acqua. Dal 2018, anno dell’apertura, ad oggi conta più di 60.500 visitatori. Habitante ha incontrato Pietro Raitano che coordina la programmazione degli eventi della Centrale dell’Acqua.
Il programma degli eventi e delle iniziative della Centrale dell’Acqua è davvero molto ricco e articolato. Come nasce il palinsesto?
“MM, l’azienda pubblica del Comune di Milano proprietaria della Centrale dell’Acqua, si occupa di diversi aspetti fondamentali della vita della città di Milano: dalla mobilità sostenibile al servizio idrico integrato, passando per l’edilizia popolare. In più, l’azienda pubblica è chiamata a progettare e manutenere molte delle strutture pubbliche cruciali, dalle scuole alle piste ciclabili.
Sono aspetti strategici per la vita di una comunità, e non a caso diciamo che MM si prende cura della città.
Il palinsesto, quindi, è stato pensato come un percorso che dura tutto l’anno, con tre assi portanti: cultura politecnica, cultura della sostenibilità e della transizione, cultura della memoria e dello sviluppo urbano.
C’è, in realtà, un aspetto ulteriore: offrire cultura, formazione e divulgazione alla cittadinanza. È una ulteriore missione che prende le mosse dalla Centrale e che diventa operativa nella programmazione delle iniziative. Un percorso partecipato e, vale la pena ribadirlo, completamente gratuito.”
La cultura politecnica
“In merito al primo asse, intendiamo con “cultura politecnica” la capacità e lo sforzo di coniugare sapere scientifico e istanze umanistiche. Incontro necessario ancor di più in questo particolare momento storico che stiamo vivendo. Per questo abbiamo coinvolto ricercatori, scienziati, letterati e poeti.
Nel solco dell’esempio di giganti come Primo Levi, lo scrittore-chimico, o Leonardo Sinisgalli, il poeta-ingegnere, che nel corso della loro vita hanno saputo oltrepassare gli steccati della “classificazione” del sapere per perseguire il fine più alto, e più urgente, di una società più competente e umanizzata.”
La cultura della sostenibilità e della transizione
“Il secondo asse è profondamente attuale, e ancora una volta prende le mosse dalla pratica aziendale. Il cambiamento climatico e le emergenze ambientali sono sfide quotidiane e universali, non relegabili a gruppi specifici o tempi dilazionabili. La cultura della transizione parte dalle scuole – il rapporto con le quali è parte integrante del nostro palinsesto – e deve arrivare a tutta la popolazione nel modo più chiaro e approfondito possibile. Lo facciamo attraverso vari linguaggi e registri, compreso quello dell’arte e della letteratura.”
La cultura della memoria e dello sviluppo umano
“Il terzo asse parte dalla storia: quella della città di Milano e quella di MM. Sono vicende che si compenetrano, che abbiamo deciso di raccontare a partire dal patrimonio documentale dell’azienda. In oltre 60 anni di vita ha prodotto progetti e visioni della città. Un percorso di crescita comune, che vorremmo fosse anche capace di guardare ai cittadini, alla loro percezione del presente e ai loro desideri per il futuro.
Tutti gli eventi del palinsesto ora passano dai nostri canali on line. Gradualmente, siamo passati a realizzarli tutti in diretta, trasmettendo dalla Centrale, contando presto di poter aprire anche al pubblico in presenza, sia pur contingentato. Ogni evento diventa così materiale di archivio che rende il sito della Centrale un piccolo hub di contenuti approfonditi, inediti e accessibili a chiunque.”
Sono state realizzate delle partnership particolari?
“La Direzione comunicazione ne ha realizzato numerose, direi. La prima è ovviamente con alcuni Assessorati del Comune di Milano, che condividono con noi l’impianto e molti degli appuntamenti del palinsesto – penso in particolar modo ai temi della food policy, della resilienza e della partecipazione. Poi c’è MuseImpresa, l’associazione che riunisce i musei e gli archivi di grandi, medie e piccole imprese italiane.
Ma sicuramente dietro ad ogni evento c’è una relazione, più o meno strutturata. Penso ad esempio alle rubriche realizzate col Teatro Out Off, che è a poche centinaia di metri dalla Centrale, o alla collaborazione con i volontari della Compagnia del Lettori.
Abbiamo una rubrica dedicata ai giovani ricercatori italiani che realizziamo in collaborazione con il prestigioso mensile Le Scienze, e per le scuole collaboriamo con Verdeeacqua e l’associazione Figli della Shoah.
Inoltre abbiamo realizzato un ciclo di incontri con la Fondazione Isec, e un altro con Fondazione Pirelli, Fondazione Sinisgalli e il Centro Studi Primo Levi.
Abbiamo stretto una partnership col Dipartimento di Chimica dell’Università di Milano e sono in corso di realizzazione rubriche con l’Istituto Italiano di Tecnologia, del quale abbiamo visitato gli avveniristici laboratori di Genova, e con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare che ci aprirà le porte dei laboratori dove si inseguono onde gravitazionali e particelle elementari.”
La Centrale ospita attualmente la mostra “Primo Levi – Figure”. Com’è nata l’idea?
“La mostra espone, per la seconda volta al mondo, 16 delle opere che Levi ha realizzato – indicativamente tra il 1955 e il 1975 – con filo metallico. Sono opere uniche: non sculture d’arte, ma esercizi di pazienza e istinto, rigore e creatività, nel perfetto stile paradossale e ossimorico tanto caro al nostro autore.
È difficile riassumere l’immensa eredità culturale che ci ha lasciato Primo Levi. Uomo poliedrico, è stato certo un testimone ma attraverso i suoi due mestieri (chimico e scrittore) ha incarnato pienamente il senso di quella cultura politecnica cui abbiamo accennato.”
“Le sculture realizzate da Levi sono oggetti leggiadri e al tempo stesso carichi di significato, misteriosi e onirici. L’utilizzo del filo metallico – rame per lo più – evoca la passione di Levi per quell’elemento chimico col quale lavorava il padre, e di cui lui poteva ottenere scarti. Ma in molti – Liliana Segre ad esempio – ci hanno letto anche un riferimento al filo spinato dei campi di concentramento.
Si tratta soprattutto di animali, quegli animali tanto amati da Levi! Ma ci sono anche figure umane, se non ibride, come il centauro, figura nella quale lo stesso Levi si riconosceva come essere ambivalente, italiano ed ebreo, chimico e scrittore, razionalista e poeta.
Nella cura dei dettagli, nella capacità rappresentativa e nella potenza della forma c’è tutto quel pensare con le mani che ha guidato l’opera di Primo Levi.”
Una mostra reale e virtuale allo stesso tempo, giusto?
“Sì, esatto. Per noi questa mostra è stata una sfida: l’abbiamo allestita e inaugurata all’inizio di dicembre, quando i musei erano ancora chiusi. Per questo abbiamo realizzato un corposo correlato digitale, raggiungibile da tutti attraverso il nostro sito dove abbiamo creato un percorso virtuale, visite guidate on line, interviste, video commenti alle opere, testi di approfondimento e ovviamente eventi in diretta.
Non solo: abbiamo dato vita a moduli formativi dedicati alle scuole, attraverso i quali gli studenti delle scuole elementari si possono collegare in diretta e scoprire la mostra direttamente dalla propria aula.
Infine, in occasione della giornata della Memoria del 27 gennaio, due stelle della danza classica internazionale – Sabrina Brazzo e Andrea Volpintesta – hanno realizzato per noi una performance di danza ispirata alle opere di Levi.”
Che cosa rappresenta la Centrale dell’Acqua per gli abitanti del quartiere e più in generale per i milanesi?
“Io credo innanzitutto che la Centrale sia un bell’esempio di rigenerazione urbana. Un impianto storico, ma ormai in disuso, che è stato ottimamente restaurato e restituito alla cittadinanza. Uno spazio di architettura pregevole di un secolo fa, un luogo di memoria storica e industriale intimamente legato all’anima di questa città, che della propria acqua -e della capacità di utilizzarla – si è sempre fatta vanto.
Oggi però la Centrale dell’Acqua è anche un polo culturale, formativo ed educativo, di rilevanza addirittura nazionale. Non solo un museo – anche se pregevoli sono gli oggetti legati al sistema idrico da scoprire – ma un vero e proprio spazio di cittadinanza dove incontrarsi e confrontarsi.
Ritengo molto significativo che questo ruolo sia stato preso in carico da un’azienda pubblica.”
Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?
- MM Spa, società pubblica creata nel 1955 dal Comune di Milano allo scopo di progettare e realizzare la prima linea metropolitana della città, oggi è diventata una delle principali società pubbliche di ingegneria d’Europa.
- La realizzazione del primo acquedotto pubblico di Milano risale al 1888. Ai tempi la città raccoglieva le acque direttamente dall’Adda e dal Ticino, convogliate fino alla nascente metropoli grazie a una fitta rete di canali e navigli. Per l’acqua potabile invece il rifornimento avveniva tradizionalmente, attraverso una miriade di pozzi privati, che attingevano il prezioso oro blu direttamente dalla feconda e generosa falda sotterranea.
TI È PIACIUTO L’ARTICOLO? ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER GRATUITA
Per altre curiosità e informazioni sugli abitanti continuate a seguirci su www.habitante.it