Il colore della sostenibilità
Il verde, nato dall’unione di giallo e ciano, è il colore della sostenibilità per eccellenza. Un vero e proprio simbolo ecologico che vuole rappresentare la natura.
Una tonalità emblematica, sempre più utilizzata per richiamare l’ambiente.
Green
Con il problema del riscaldamento globale sempre più imponente, sono moltissime le aziende che credono che solo dipingendo i propri prodotti di verde si possa renderli ecosostenibili.
La questione è complessa, ma una cosa è certa: il verde è il colore che rimanda subito al nostro Pianeta.
Essere “green”, però, è molto più che un semplice colore. Significa compiere piccoli gesti quotidiani ed azioni collettive capaci di fare la differenza, sostenendo e tutelando l’ambiente.
Il verde è un vero e proprio emblema che simboleggia uno spirito eco che difficilmente potrà essere sostituito.
Un vero e proprio simbolo
Il verde è facilmente associabile a speranza, giovinezza, calma e rinascita, oltre che a rimandare direttamente alla natura ed a tutto il mondo vegetale.
Infatti, le piante risultano verdi poiché assorbono tutte le lunghezze d’onda salvo quella a cui corrisponde il colore verde, che, quindi, viene riflesso e percepito dall’occhio.
Inoltre, il verde è divenuto il vero colore della sostenibilità proprio per il suo istantaneo richiamo alla natura.
Purtroppo, però, in pochi sanno che questa tinta si rivela particolarmente difficile da sintetizzare, passando per un processo complesso e particolarmente inquinante. Un colore creato, quindi, in maniera tutt’altro che ecologica.
Questo problema è, purtroppo, ancora poco conosciuto, così come lo è il processo di smaltimento degli oggetti colorati da questa tinta.
L’apparenza, quindi, può ingannare, ma il verde ed i pensieri a cui rimanda saranno difficili da sostituire per moltissimo tempo.
Produrre con il verde
Nelle produzioni industriali attuali vi è un particolare pigmento classificato come “verde 7”. Questo, infatti, porta alla gradazione più comune per carta e plastica. Purtroppo, però, nonostante sia organico, contiene del cloro, che può causare il cancro e problematiche in gravidanza.
Anche il pigmento “verde 36”, poi, contiene cloro. Ma non solo. Questo, al suo interno possiede atomi di bromuro velenosi.
Infine, il pigmento “verde 50” utilizzato in produzione è inorganico ed è un vero e proprio cocktail composto da cobalto, nickel, titanio e ossido di zinco. Per questo, risulta, ovviamente, tossico.
Rivelazioni sicuramente inaspettate per molti, che mostrano come sia davvero necessaria la sostenibilità, al di là del colore da cui viene rappresentata.
Un valore fondamentale che deve essere portato avanti da tutti, al fine di assicurare un buon futuro alle generazioni che verranno, alla natura ed a tutti gli esseri viventi del Pianeta. A volte stereotipi ed alcuni atteggiamenti, infine, non permettono di raggiungere gli obiettivi desiderati. Proprio per questo, l’informazione si rivela un importante mezzo.
Colore della sostenibilità: il greenwashing
Il greenwashing è un lavaggio verde attuato dalle società che desiderano ripulire la propria immagine dai numerosi effetti negativi che la propria attività porta all’ambiente. L’effetto ottenuto, quindi, è quello di sembrare “green” senza, in realtà, esserlo davvero.
Uno storytelling scorretto, che punto a far passare per ecosostenibile qualcosa che realmente non lo è.
Qui, inoltre, temi fondamentali, come la crisi climatica, vengono solamente strumentalizzati, senza fare nulla di concreto per combatterli.
Purtroppo, oggi, sono sempre di più le attività che si tingono di verde senza, in realtà, esserlo realmente. Questo colore, quindi, sta diventando sempre di più uno strumento utile ad attirare clienti.
Essere realmente “green” è complesso e significa ridimensionare il proprio business prestando attenzione a moltissimi aspetti.
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