Quanti metri quadri di terreno servono per costruire una casa?

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Se si vuole costruire una casa partendo da zero la prima cosa che occorre è un terreno su cui poterla edificare. Quanti metri quadri di terreno servono per costruire una casa? Oppure sul terreno già individuato, o già di proprietà, quanto potrà essere grande la casa?

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Quanti metri quadri di terreno servono per costruire una casa?

Prima di progettare la costruzione di una casa e di acquistare un terreno su cui edificarla è bene conoscere la normativa di riferimento, ovvero tutto ciò che disciplina l’argomento in esame quindi le regole da seguire. Questo è molto importante per evitare di incorrere in problematiche collegate all’abusivismo edilizio.

Per valutare quanti metri quadri di terreno edificabile occorrono per costruire una casa è necessario prendere in considerazione diversi fattori, primo tra tutti la grandezza della casa che si vuole costruire. Facciamo un esempio. Se si vuole costruire una casa su un unico piano grande 120 metri quadri lordi servirà una superficie fondiaria pari a 630 metri quadri.

Come si calcola questo valore? L’edificio corredato di tutte le pertinenze dovrà essere contenuto in un rettangolo dalle dimensioni pari a 18,0 x 12,5 metri. Questa misura rappresenta l’area edificabile. Per legge è necessario avere una distanza minima dai confini delle altre proprietà private e dalle strade pari a 5 metri. Questo significa che le dimensioni minime del lotto saranno uguali all’area edificabile più i 5 metri appena citati. Sommando quindi a ogni lato cinque metri si otterrà un rettangolo pari a 28,0 x 22,5 metri. Risolvendo la moltiplicazione si ottiene la superficie di terreno necessaria per costruire la casa, ovvero 630 metri quadri.

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Quanti metri quadri di terreno servono per costruire una casa? – SHUTTERSTOCK di AnnaTamila

Cosa dice la normativa di riferimento

L’articolo 873 del Codice Civile stabilisce che “le costruzioni su fondi finitimi, se non sono unite o aderenti, devono essere tenute a distanza non minore di tre metri. Nei regolamenti locali può essere stabilita una distanza maggiore.” Quindi, la distanza minima tra due costruzioni indipendenti deve essere pari ad almeno tre metri. Il Decreto interministeriale n. 1444, del 2 aprile 1968, stabilisce poi una distanza minima assoluta di dieci metri tra pareti finestrate di edifici antistanti. Non solo, le distanze dei fabbricati dalle strade devono risultare minimo uguali alla larghezza della sede stradale, con una maggiorazione ulteriore stabilita dalla norma.

Oggi per evitare qualsivoglia problema nelle nuove lottizzazioni si è soliti prevedere in principio che le nuove costruzioni risultino stare ad almeno cinque metri dalla strada. In buona sostanza la regola vuole che sia necessario considerare almeno una distanza di cinque metri dal confine del nostro lotto e comunque di dieci metri dalle costruzioni adiacenti.

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Costruire una casa: l’iter burocratico

Per costruire un immobile è innanzitutto necessario ottenere l’approvazione dal proprio Comune tramite il “Permesso di Costruire”. Per ottenerlo si dovrà presentare un progetto corredato dell’opportuna documentazione tecnica preparata da un professionista del settore, come un architetto, un geometra o un ingegnere. Unitamente a ciò sarà necessario il versamento all’amministrazione degli oneri di urbanizzazione e del costo di costruzione.

La trasformazione del territorio comunale è vincolata al rispetto dei piani urbanistici vigenti. Per questo motivo ogni progetto segue un iter burocratico che vede la valutazione da parte di una Commissione Edilizia che, qualora lo ritenesse opportuno, può richiedere un parere di competenza alla Soprintendenza ai Beni Ambientali. Le regole da rispettare e gli strumenti di pianificazione possono variare da regione a regione ed ogni singolo Comune è tenuto a dotarsi di un piano regolatore.

Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?

  • Secondo un’indagine Nomisma sono circa 3,3 milioni gli italiani che hanno manifestato, lo scorso anno, il desiderio di cambiare casa e di comprarne una nuova. Nel 2020 erano in 2,4 milioni a manifestare questa volontà. Ne consegue che la pandemia, e quindi il diverso modo di vivere la casa, ha portato 900 mila italiani in più a modificare le proprie prospettive di vita.
  • Si stima che gli edifici sono responsabili del 40% del consumo energetico totale e del 36% delle emissioni di gas serra.
  • Attualmente nel nostro paese gli immobili con classe energetica G ed F sono 7,6 milioni e rappresentano ben il 60% del patrimonio immobiliare italiano totale. Se a questi sommiamo quelli delle altre due classi considerate “inquinanti”, ovvero la classe E e la classe D, si arriva a quasi il 90% del totale degli stabili. Questo significa, mediante un semplice calcolo, che solo il 10% del patrimonio immobiliare italiano presenta un basso impatto ambientale. La spiegazione di questi dati poco confortanti si deve al fatto che le costruzioni più recenti, ovvero quelle dal 1990 in poi, sono di gran lunga inferiori a quelle realizzate invece a inizio secolo o durante il boom demografico tra gli anni 60 e 80.

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