Case famiglia in Italia: un aiuto per giovani adulti

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Le case famiglia sono delle realtà assistenziali che consistono in unità abitative destinate ad accogliere giovani in difficoltà, con problemi di disabilità, ragazze madri o chiunque sia indicato dagli assistenti sociali.

Devono essere gestite da personale qualificato e sono regolate dalla legge 328/2008 e successivo DM 308/2001.

Case famiglia: vivere in contesti familiari

Le case famiglia sono molto di più che semplici luoghi destinati all’accoglienza di minori, adulti e anziani in difficoltà o portatori di handicap.

Realizzate all’interno di abitazioni civili, offrono alle persone accolte la possibilità di vivere in contesti familiari – o comunque percepibili come tali – e di ritrovare, all’interno di essi, stabilità, sicurezza e punti di riferimento fondamentali per andare avanti, costruire il proprio futuro o semplicemente ripartire.

Quando sono nate le prime case famiglia, quali sono le norme che le regolamentano e quali opportunità offrono ai giovani adulti in difficoltà?

Che cosa sono le case famiglia

Quando si sente parlare di casa famiglia, si pensa immediatamente ai contesti destinati ad accogliere minori in difficoltà. In realtà, l’utenza a cui queste strutture sono rivolte è molto più ampia e variegata, e può includere soggetti di qualsiasi età che vivono momenti di difficoltà o che sono portatori di disabilità.

Il termine con cui sono identificate non è scelto a caso. Si tratta infatti di vere e proprie case, ossia abitazioni civili, nelle quali vengono ospitati i soggetti bisognosi di tutela o di un posto dove vivere per un periodo di tempo più o meno lungo.

A seconda dei casi, della tipologia di struttura, del numero e delle caratteristiche delle persone ospitate, potranno essere presenti delle vere e proprie figure parentali, personale socio-assistenziale e volontari.

Casa famiglia per giovani adulti
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Quando sono state istituite?

Le case famiglia sono nate tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta del 1900 e, almeno in un primo momento, hanno fornito un’alternativa più “umana” agli istituti entro i quali venivano confinati i disabili e quanti soffrivano di disagi mentali.

Tra le prime realtà di questo tipo di cui abbiamo testimonianza rientra la casa -famiglia dell’OAMI, fondata nel 1964 a Pian Di Scò, la quale dava accoglienza a un piccolo numero di persone con disabilità.

Nove anni più tardi, a Coriano, viene invece aperta la prima struttura della Comunità Papa Giovanni XXIII, destinata ad accogliere adulti affetti da disagio mentale, persone senza fissa dimora e orfani.

Da quel momento in poi, la formula della casa famiglia ha preso sempre più piede, aprendosi ad un’utenza sempre più ampia.

Case famiglia per giovani adulti

Tra le numerose categorie di persone che oggi possono trovare ospitalità presso alcune case famiglia troviamo i giovani adulti.

In particolare, a seconda della struttura, possono essere accolti:

  • giovani adulti con disabilità
  • soggetti in stato di necessità
  • persone con AIDS
  • madri con i propri figli
  • persone segnalate dai servizi sociali o che chiedono direttamente accoglienza.

Il periodo di permanenza presso la casa può variare da pochi giorni fino a qualche anno, e dipende da diversi fattori.

In particolare, può variare in base all’obiettivo che si intende raggiungere attraverso la permanenza nella struttura, alle problematiche presenti, ai regolamenti regionali e a quelli definiti dalla struttura stessa.

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Case famiglia: cosa dice la legge?

I riferimenti normativi inerenti alle case famiglia sono da ricercarsi nella legge 328/2000 e nel successivo Decreto Ministeriale 308/2001, il quale stabilisce alcuni requisiti generali.

La legge 308 o “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di intervento e servizi sociali” mira a ridefinire gli obiettivi degli interventi sociali e la concezione stessa dell’utente delle strutture – comprese quelle residenziali come, appunto, le case famiglia – passando da una visione volta a fornire semplice assistenza a una che, prendendo in considerazione ogni soggetto nella sua interezza, volge la propria attenzione alla rimozione del disagio e all’integrazione della persona nella società.

Per quanto riguarda il DM 308 del 21 maggio 2001, l’articolo 3 stabilisce che le “comunità di tipo familiare e i gruppi appartamento con funzioni di accoglienza e bassa intensità assistenziale, che accolgono, fino ad  un  massimo di sei utenti, anziani, disabili, minori o adolescenti, adulti in difficoltà per i quali la permanenza nel   nucleo familiare sia temporaneamente o permanentemente impossibile o contrastante con il progetto individuale” devono possedere i medesimi requisiti strutturali delle abitazioni civili.

L’articolo 5 definisce ulteriori requisiti minimi, riguardanti:

  • l’ubicazione: le strutture devono essere posizionate in luoghi abitati, ben collegati con i mezzi pubblici e tali da consentire agli ospiti di ricevere visite e di partecipare alla vita sociale della zona;
  • gli spazi: per garantire il rispetto della privacy e favorire l’autonomia dei singoli, le camere da letto devono essere ben distinte dagli spazi riservati alle attività di gruppo e riservate alla socializzazione
  • il personale presente: nel rispetto delle norme regionali, all’interno delle strutture devono essere presenti soggetti qualificati;
  • un piano individualizzato: questo deve essere definito per ogni ospite e deve individuare gli obiettivi da raggiungere.

Tra gli altri requisiti individuati dall’articolo in questione rientrano la presenza di un coordinatore, l’organizzazione di attività e l’adozione della Carta dei servizi sociali.

Naturalmente, tali requisiti non fanno riferimento alle sole case famiglia, ma a tutte le strutture socio-assistenziali, ulteriormente suddivise in strutture a carattere comunitario, a prevalente assistenza alberghiera, protette e a ciclo diurno.

Casa famiglia per giovani adulti
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Case famiglia per giovani adulti in Italia: quante ce ne sono?

In Italia ne sono presenti numerose, molte delle quali destinate ad accogliere giovani adulti.

Fornire un numero esatto non è semplice, in quanto sarebbe necessario prendere in considerazione tutte le realtà associative, cooperative, pubbliche e private che offrono tale tipo di servizio su tutto il territorio nazionale.

Ogni struttura, poi, offre accoglienza a utenti con problematiche diverse. Dando uno sguardo al sito del Ministero della giustizia, troviamo ad esempio un elenco lungo e dettagliato, suddiviso per regione, il quale riporta i riferimenti di strutture residenziali – Case Famiglia, ma anche Comunità Residenziali, Comunità di accoglienza per gestanti e madri con bambini, gruppi appartamento, comunità alloggio – disponibili ad accogliere sia minorenni sia giovani adulti fino ai 25 anni di età sottoposti a provvedimenti penali da parte dell’Autorità giudiziaria minorile.

Strutture presenti nell’elenco, rientranti nella categoria specifica

  • Hope a Civitella Alfedena, in provincia di L’Aquila, gestito da OFH Opportunities for health
  • Casa Silvia a Sulmona, sempre in provincia di L’Aquila, gestita dall’Associazione La Fenice Onlus
  • Esperanza a Montesilvano, in provincia di Pescara, gestita dalla Cooperativa Sociale Ambra s.c.p.a.
  • Casa Betania a Coriano, in provincia di Rimini, gestita dall’Associazione Papa Giovanni XXIII
  • Casa Famiglia Arcangelo Raffaele, una struttura multiutenza a Misano Adriatico, in provincia di Rimini, gestita sempre dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
  • Fenix Felix a Blera, Viterbo, gestita dalla Soc. Coop. Soc. Eurisa
  • Domus Nostra a Grottaferrata, in provincia di Roma, gestita dalla Cooperativa Roma Solidarietà
  • Lucia Mariti a Ronciglione, in provincia di Viterbo, gestita dalla Cooperativa Sociale Radici Onlus
  • Harlock a Tarquinia, Viterbo, gestita dalla Cooperativa Sociale Arcadia
  • Peter Pan a Viterbo, gestita dalla Cooperativa Sociale a.r.l. Thule
  • Fondazione L’Ancora Onlus per giovani e adulti, una casa famiglia per giovani e adulti a bassa intensità assistenziale, situata a Varazze, in provincia di Savona, e gestita dalla medesima fondazione che dà il nome alla struttura
  • Betania a Ozieri, in provincia di Sassari, gestita dalla Associazione “Betania” – Bosco di Zevio
  • Angeli Custodi a Santa Venerina, in provincia di Catania, una casa famiglia multiutenza gestita dall’Associazione Papa Giovanni XXIII
  • Santa Maria dell’Odigitria sempre a Santa Venerina e, anche in questo caso, gestita dall’ dall’Associazione Papa Giovanni XXIII.

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