Smart working: com’è cambiato il lavoro degli italiani

smartworking|laptop in cucina|postazione pc in salotto

Da ormai quasi due anni lo smart working è entrato prepotentemente nelle nostre vite e ha inevitabilmente cambiato il modo di lavorare. Ma qual è la situazione oggi e com’è cambiato il lavoro degli italiani?

Lo smart working oggi

Secondo la ricerca “Smart working, una rivoluzione nel lavoro degli italiani”, contenuta nel Rapporto “Gli italiani e il lavoro dopo la grande emergenza” presentato lo scorso aprile 2021 al Festival del Lavoro, emerge la seguente fotografia:

  • Il 16,7% dei lavoratori intervistati considera lo smart working come un punto di non ritorno della propria vita professionale; 
  • oltre il 10,7% cercherebbe un qualsiasi altro lavoro pur di poter continuare a lavorare da casa;
  • il 43,5% si adatterebbe al ritorno in ufficio, ma 4 persone su 10 sarebbero contente di tornare a lavorare tutti i giorni in presenza.

In termini relazionali e di carriera gli uomini sembrano aver patito maggiormente il lavoro da casa (52,4% contro 45,7% delle donne). E dichiarano una minor produttività e concentrazione. Viceversa, le donne hanno sofferto l’allungamento dei tempi di lavoro (57% contro il 50,5% degli uomini) e l’inadeguatezza degli spazi domestici (42,1% contro 37,9%).

Questa ricerca condotta sui lavoratori in smart working ha approfondito quindi anche gli effetti derivanti da questa nuova modalità organizzativa. Ben il 48.3% degli intervistati ha riscontrato disturbi fisici legati alla precarietà e inadeguatezza delle postazioni di lavoro domestiche, oltre ad altre problematiche come l’ansia da prestazione e la dilatazione dei tempi di lavoro.

laptop in cucina
Postazione di lavoro per smart-working in cucina – Foto di Yarrrrrbrighti da Shutterstock

Allo stesso tempo però, sempre da questo studio, emerge come lo smart working in molte situazione sia stato assolutamente utile e un fattore determinante nella conciliazione dei tempi familiari, dei tempi vita-lavoro.

E inoltre il 71,1% degli intervistati dichiara di aver diminuito le spese per spostamenti, vitto e vestiario, reinvestendo, nel 54,7% dei casi, quanto risparmiato per il tempo libero. 

Con lo smart working l’Italia risparmia una tonnellata di CO2 all’anno

Com’è cambiato il lavoro degli italiani?

Se è vero, quindi, che nel marzo 2020 ci siamo tutti trovati improvvisamente catapultati in questa nuova dimensione lavorativa, e abbiamo dovuto imparare a gestire il lavoro da casa con nuovi ritmi, strumenti e modalità, è altrettanto vero che oggi, a distanza di quasi due anni questa nuova modalità di lavoro è stata rivalutata. E sono molte le realtà che stanno pensando di estendere lo smart working anche post-pandemia.

Lo smart working, infatti, è diventato oggi ormai molto apprezzato. Perché, superate le difficoltà iniziali per la riorganizzazione degli spazi e degli ambienti e la gestione dei tempi familiari, sia aziende che lavoratori ne apprezzano la flessibilità, la conciliazione degli impegni familiari con quelli lavorativi, una maggior produttività, una riduzione dei costi di gestione e uno sviluppo più accelerato di competenze trasversali a tutti i livelli.

postazione pc in salotto
Postazione PC in salotto – foto di Dima Moroz da Shutterstock

Sono molte quindi le realtà che, ora che stiamo lentamente tornando verso una situazione di “normalità”, continueranno ad offrire ai propri dipendenti la possibilità di integrare lavoro tradizionale e smart working.
Perché, forse, il più grande cambiamento che questa pandemia ha portato nel mondo del lavoro è proprio un cambio di mentalità. La nuova direzione è quella del lavoro per obiettivi, e non più per monte ore settimanale.

Il lavoro degli italiani è cambiato sicuramente a causa del Covid ma potremmo anche dire grazie al Covid. Perché abbiamo dovuto cambiare il nostro modo di vedere, di pensare e di agire. Siamo stati obbligati a lavorare in modo diverso, a riorganizzare le nostre abitudini, e anche a ritrovare ritmi più umani, più naturali. 

Un nuovo modo di vivere e di lavorare, nel quale, grazie anche al supporto delle nuove tecnologie, è possibile conciliare le esigenze professionali con quelle della propria vita privata

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Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?

  • Anche se spesso i termini telelavoro e smart working sono utilizzati come sinonimi, in realtà però sono due cose ben distinte
  • Il telelavor,o come forma di lavoro da remoto, è regolamentato in Italia dall’accordo interconfederale del 9 giugno 2004, che lo definisce come una “una forma di organizzazione e/o di svolgimento del lavoro che si avvale delle tecnologie dell’informazione nell’ambito di un contratto o di un rapporto di lavoro, in cui l’attività lavorativa, che potrebbe anche essere svolta nei locali dell’impresa, viene regolarmente svolta al di fuori dei locali della stessa”.
  • La legge n. 81/2017 regolamenta lo Smart Working in Italia, definito come “lavoro agile”. Il lavoro agile è una “modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa. La prestazione lavorativa è eseguita, in parte all’interno di locali aziendali e in parte all’esterno senza una postazione fissa, entro i soli limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale, derivanti dalla legge e dalla contrattazione collettiva”.

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